Ancora tristi primati per l'Italia rispetto al resto d'Europa. Pesa quel 29,2 % di giovani laureati italiani, meno rispetto ai maggiori paesi europei, Spagna (50,5%), Francia (50,4%) e Germania (37,1%), e meno rispetto alla media UE, fissata 42%.
Secondo quanto riporta il Dataroom di Milena Gabanelli del Corriere della Sera, il nostro Paese, infatti, risulta penultimo in Europa per numero di 25-34enni in possesso di una laurea: sono circa 1,8 milioni, il 29,2% del totale, come sopra. Sul conseguimento del titolo a pesare maggiormente è il retroterra culturale. Nelle famiglie con un genitore laureato, la quota di giovani che conseguono il titolo è del 67,6% che scende al 39,1% se uno dei genitori è diplomato e si riduce al 12,3% quando i genitori possiedono al massimo la licenza media. E proprio sulla licenza media è bene soffermarsi, dato che circa 1,3 milioni di giovani italiani (il 22%), di età compresa tra i 25 e i 34 anni, ha conseguito solo la licenza media, contro il 16,6% dei coetanei tedeschi e il 10,9% dei francesi. Peggio fanno solo gli spagnoli (26,5%), mentre è decisamente più bassa la media europea (14,7%), che comunque superiamo.
Il paradosso, ancora una volta tutto italiano, è che, nonostante la quota di laureati sia la più bassa tra i 4 maggiori Paesi europei, gli stessi fanno persino fatica a trovare un impiego stabile. Solo il 20,6% dei diplomati ha un contratto a tempo indeterminato a tre anni dal diploma, mentre per chi ha una laurea triennale, a un anno dal titolo, il contratto a tempo indeterminato riguarda solo il 31,9%, che sale al 68,2% dopo 5 anni dal conseguimento del titolo. Più in generale quasi il 40% dei giovani italiani sotto i 29 anni ha un contratto precario, contro il 36% di francesi e tedeschi e il 42,8% degli spagnoli.
In Italia, quindi, i laureati entrano nel mercato del lavoro tendenzialmente più tardi rispetto ai coetanei europei, ma spesso anche a causa della scelta di un percorso di studi che offre sbocchi lavorativi limitati. La maggioranza relativa dei nostri laureati (42%) ha conseguito un titolo in discipline umanistiche e scienze dell’educazione e sociali, contro una media Ue del 29%. Resta troppo bassa la quota di laureati nelle discipline STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria, Matematica): il 25% contro il 28% della Francia, il 38% della Germania e l'esiguo 21% della Spagna, che però compensa intercettando immigrazione qualificata, e a formare quella che ha. Noi non facciamo né l’una né l’altra. Ci collochiamo al penultimo posto in Europa per quota di cittadini non comunitari in possesso di un titolo di studio terziario (11%), un dato molto distante rispetto a Spagna (28,1%), Germania (33,4%) e Francia (47,2%).
Riguardo lo stipendio invece, i neodiplomati, a un anno dal titolo, secondo il più recente dossier di AlmaDiploma, ricevono in media uno stipendio netto di 829 euro (con un massimo di 991 euro per chi ha frequentato istituti tecnici o professionali). I neolaureati invece - ricostruisce AlmaLaurea - incassano 1.366 euro se hanno una laurea magistrale, 1.332 euro con laurea triennale. La differenza tra gli stipendi di diplomati e laureati, dunque, non è particolarmente alta. Lo confermano anche le statistiche dell’Ocse: un laureato di 25-34 anni guadagna il 25% in più di un diplomato, contro il 27% di un francese, il 35% di un tedesco e il 48% di uno spagnolo.