Negli ultimi anni si è parlato molto del fenomeno dell’astensionismo e del partito del non voto, con riferimento agli adulti ma anche ai ragazzi, spesso al centro di polemiche che li disegnano come astensionisti sen- za futuro nelle Istituzioni. Eppure, i dati raccolti nel corso degli anni dal Ministero degli Interni ci raccontano altro e sembrano smentire le voci sulla mancata fiducia dei giovani.
"Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico”. Così recita l’articolo 48 della Costituzione italiana, ma l’astensionismo dal voto cresce velocemente: dal 1979, anno in cui si contava un picco di presenze del 93,7%, l’affluenza è diminuita velocemente arrivando a toccare la soglia del 60% nel 2022. Ha acquistato sempre più importanza il partito del non voto, tutti gli aventi diritto astenuti o che hanno votato scheda bianca, che nel 2022 contava il 40% delle “votazioni”, quasi metà degli aventi diritto. Ci si è interrogati molto su questo fenomeno, per alcuni è il risultato di un crescente disinteresse e scarsa partecipazione alla vita politica, per altri è una vera e propria forma di protesta attiva.
Ma chi sono gli astenuti? Dai dati sopra citati emerge una correlazione tra astensionismo e zone con minore incidenza di laureati, alta disoccupazione, maggiore presenza di lavoratori del settore primario o con basso reddito, e infine età avanzata. Ad invertire la rotta, invece, sono proprio i ragazzi dai 18 ai 29 anni e quelli dai 30 ai 34 anni, che emergono come le fasce di età con maggiore propensione al voto e fiducia nei confronti dell’Unione europea: una grande risposta per far fronte al boom di voti mancati.