Nel 2019 Coccia ha avviato un'inchiesta sui legami tra ultras laziali, criminalità organizzata ed estrema destra, la cui pubblicazione su L’Espresso ha portato allo sgombero di un immobile occupato abusivamente e ha fatto emergere un traffico di stupefacenti a Roma culminato con l'omicidio del capo-ultras Fabrizio “Diabolik” Piscitelli. Nello stesso anno Ruffo ha realizzato, tra le altre, le inchieste Una Signora Alleanza e Ultras Spa per Report: servizi su affari e illegalità che ruotano attorno al tifo del calcio e che hanno portato i capi storici di alcuni gruppi ultrà della Juventus ad essere stati arrestati per associazione a delinquere, estorsione aggravata, riciclaggio e violenza privata. Entrambi hanno subito minacce di morte e gesti intimidatori, fino al tentativo di appiccare fuoco alla casa di Ruffo.
Chi sono gli ultras e perché riempiono ancora le curve degli stadi?
COCCIA: Il movimento ultras, conosciuto come tifoseria organizzata, ha subito delle mutazioni politiche e sociali nel corso del tempo: a partire dagli anni ‘70 lo stadio diventa un luogo di ag- gregazione primario per organizzazioni politiche sia di estrema destra che di estrema sinistra. Nel corso del tempo, soprattutto a cavallo degli anni ‘90 e 2000, i gruppi di sinistra sono andati scomparendo a favore di quelli di estrema destra. Inizialmente questi aggregamenti nascono in accordo con le società calcistiche per gestire servizie attività che le società stesse non riuscivano a svolgere: dall’organizzazione delle trasferte al merchandising.
Perché lo stadio ha ancora un posto per loro?
RUFFO: Sapete cosa succede se durante una partita i tifosi intonano cori razzisti, se vengono esposti striscioni offensivi o se qualcuno assume atteggiamenti violenti? Le società calcistiche pagano una multa per responsabilità oggettiva di determinati comportamenti. Questo serviva a responsabilizzare le società sulla sicurezza negli stadi, ma presto si è trasformato in un enorme potere di ricatto da parte delle tifoserie. La minaccia è semplice: evitiamo atteggiamenti che potrebbero gravare su di voi con multe salate se in cambio ci fornite dei biglietti per le partite gratis. Le società a quel punto, a parte poche eccezioni come il Napoli, pagano questa tangente alle tifoserie organizzate che poi rivendono i biglietti tramite bagarinaggio.
In poche parole, questo legame tra società calci- stiche e ultras è una sorta di Cavallo di Troia che consente alla criminalità organizzata di farsi strada tra gli spalti?
R: Alla criminalità organizzata interessano i soldi, e lo stadio è di certo un terreno fertile per poter trarre beneficio economico. La prima rendita economica è proprio quella della vendita dei biglietti e del bagarinaggio. Al di là dei soldi c’è un altro aspetto: la naturale propensione degli ultras ad aggregarsi a figure criminali, Piscitelli ne è l’esempio lampante.
Quali sono le conseguenze?
C: I capi ultras diventano capi criminali e responsabili per le cosche.
Sciogliere il legame, è possibile?
C: In Italia è raro che si vada verso una soppressione dell’ordine costituito. Per il tipo di impostazione che abbiamo, si ritiene sia meglio far emergere determinati fenomeni che lasciarli covare carsicamente. Il posto dove emergono sono gli stadi: recinti dove si osservano i movimenti che avvengono e dove reprimere in termini decisi quelli che mettono a repentaglio la sicurezza.
R: Storicamente il legame tra criminalità e ultras c’è sempre stato. Ciò che potrebbe venire meno è la necessità del tifo di essere organizzato. Sciogliere questo legame è difficile, ma non è impossibile e molto lentamente le persone si stanno stancando e iniziano a prendere posizione contro atti e atteggiamenti estremisti, allentando così i lacci di quel legame. Non è poi così lontano il giorno in cui le persone perbene vinceranno questa lotta.