“Eravamo ti giuro 100 cani sopra una gatta, una cosa di questa l'avevo vista solo nei video porno” così uno degli stupratori di Palermo ha raccontato agli amici l’aggressione di gruppo avvenuta ad agosto ai danni di una diciannovenne. Solo a partire da quest’anno si è deciso di introdurre l’educazione sessuale nelle scuole, ma troppo a lungo la pornografia è stata l’unico strumento attraverso cui i giovani conoscono il sesso, facendosene però un’idea distorta e spesso violenta. Sempre più frequentemente sono i video hard a “educare” i giovani alla sessualità, portano in noi la convinzione che quello che accade sul set rispecchi ciò che accade tra le lenzuola. E così si arriva a normalizzare uno stupro perché già visto praticato da attori. E se da un lato è giusto normalizzare l’uso della pornografia da parte degli adolescenti, dall’altro lato sarebbe importante approcciarvisi in modo consapevole: nei porno non si vedono le emozioni, gli impacci, gli imbarazzi, le defaillances che sono il pane quotidiano della vita sessuale fuori dai riflettori. L’accesso facile e ampio alla pornografia porta i più giovani a guardare scene violente pensando che siano la normalità, sesso di gruppo che non contempla dolore o consenso e virilità invincibile praticata da uomini che sottomettono la partner senza alcun concetto di rispetto e parità di genere. Affidare alla pornografia l’educazione sessuale è un rischio enorme: una maggiore consapevolezza è fondamentale non solo per informare i ragazzi su precauzioni e rischi, ma anche per restituire un’immagine più autentica del sesso, che ha ben poco a che fare con quello che ci propongono attori e mestieranti.
La parola del mese: Pornografia
Redazione | 6 settembre 2023