Quando si parla di lavoro minorile, difficilmente si associa questa definizione a un problema italiano. Eppure, come rivela l’indagine Non è un gioco di Save the Children (2023), si stima che in Italia 336 mila minorenni tra i 7 e i 15 anni abbiano avuto esperienze di lavoro, quasi 1 minore su 15. Tra i 14-15enni che dichiarano di svolgere o aver svolto un’attività, il 27,8% ha svolto lavori particolarmente dannosi per i percorsi educativi e per il benessere psicofisico, perché percepiti dagli stessi intervistati come pericolosi, perché svolti in orari notturni o perché svolti in maniera continuativa durante il periodo scolastico. Il 53,8% degli adolescenti ha iniziato a lavorare dopo i 13 anni, mentre il 6,6% prima degli 11; due terzi sono maschi e il 5,7% sono stranieri.
I settori più interessati al lavoro minorile sono la ristorazione (25,9%), le attività commerciali (16,2%), i lavori in campagna (9,1%) e in cantiere (7,8%). Sempre secondo questa ricerca, i motivi principali per cui un adolescente va a lavorare sono il desiderio o il bisogno di avere soldi per sé (56,3%), di aiutare materialmente i genitori (32,6%), o per il gusto di farlo (38.5%). Ovviamente un gioco fondamentale è l’influenza dell’istruzione dei genitori, soprattutto della madre, che nella maggior parte dei casi ha uno basso livello di studi. Un altro aspetto decisivo è quello socioeducativo e del contesto familiare: un 14-15enne che lavora su 3, lo fa nei giorni scolastici e il 4,9% di essi salta le lezioni. Tutti questi dati sono influenzati dalla povertà e dalla crisi economica: basti pensare che i minorenni in stato di povertà in Italia sono 1 382 000. Ma siamo sicuri che in certi casi il lavoro anche per minori non sia un’opportunità?
Sfruttamento
Il lavoro minorile può essere sia un’opportunità che uno sfruttamento e bisogna stare molto attenti a tutelare i più piccoli. In molti casi i ragazzi devono trovare un lavoro per aiutare l’economia familiare o non pesare su situazioni di per sé instabili. Il rischio è che i datori di lavoro, conoscendo le condizioni di provenienza e i bisogni, ne approfittino e sfruttino i bambini o ragazzi pagandoli pochissimo.
Opportunità
In alcuni casi però il lavoro minorile può essere anche un’opportunità. Ovviamente la condizione necessaria è che siano garantite tutte le tutele e che l’assunzione rientri nella legalità. Il lavoro è un’opportunità di riscatto per poter uscire dalla povertà e sperare in un futuro migliore senza dover pesare sulle spalle dei genitori, ma è anche un’opportunità di crescita, esperienza e arricchimento del proprio curriculum.
La mia esperienza
Io ad esempio nell’estate del 2022 ho lavorato come bagnino, alternato a spiaggino. Nel mio caso è stata un’esperienza positiva perché ho provato sulla mia pelle cosa significa lavorare e fare i sacrifici che fanno i miei genitori per me. È stata un’esperienza molto formativa perché sono stato affiancato da persone molto brave e piene di conoscenze. È vero, il prezzo è stato alto perché non ho potuto godere la spensieratezza estiva come i miei coetanei però le nuove esperienze e amicizie compensano in parte le rinunce. Ovviamente non è l’esperienza di tutti: molti miei coetanei e amici sono stati sfruttati per lavorare 12 ore al giorno e guadagnare una miseria. Il problema insomma non è il lavoro minorile in sé ma le modalità, i costi e i benefici che vengono messi sul piatto della bilancia.