È possibile realizzare un dizionario dell’Unione Europea? Come può una comunità reggersi senza un bagaglio di terminologie comuni? Ma allo stesso tempo, come può una costellazione di lingue e culture diverse identificarsi in un dizionario comune? È l’ambizioso obiettivo del progetto Words of Europe finanziato dalla Commissione Europea tramite il programma Citizens, Equality, Rights and Values, che ha preso ufficialmente il via lo scorso 19 dicembre a Roma presso la sede di Arci Solidarietà, capofila del progetto. Democrazia, equità, solidarietà e sostenibilità sono le quattro Words of Europe individuate durante il primo incontro e su cui si andrà a costruire il vocabolario europeo.
L’obiettivo di questo biennio di percorso è quello di promuovere la partecipazione dei cittadini alle elezioni europee del 2024, coinvolgendo specialmente i giovani che voteranno per la prima volta nel 2024, insieme a tutte quelle persone che di solito rimangono escluse dai dibattiti sul futuro dell’Europa: i cittadini di oggi e di domani, chi ancora non è ufficialmente riconosciuto come tale, e tutti coloro che vorranno dare insieme forma al futuro dell’Europa, a partire da chi vi abita senza avere ancora una cittadinanza di uno Stato membro.
Il progetto farà incontrare organizzazioni culturali, sociali, giornalistiche del continente realizzando un modello partecipativo aperto e inclusivo, in cui il linguaggio della politica possa legarsi a quello dell’arte, del cinema e della radio, riavvicinando mondi troppo spesso percepiti come distanti, attraverso opportunità di incontro e mobilitazione per questa comunità transnazionale e interculturale. Gli eventi, i workshop e la conferenza finale coinvolgeranno cittadini di Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Francia, Germania, Danimarca, Lettonia, Estonia, Lituania, Polonia, Finlandia, Svezia, Spagna, Portogallo, Italia, Grecia, Malta, Bulgaria, Romania, Ungheria, Austria e Repubblica Ceca.
Le prime parole chiave sono state individuate grazie alla metodologia del World Café e una versione su piccola scala dei future dialogues, entrambe pensate per aumentare la partecipazione e incoraggiare il dibattito tra i partecipanti. Si tratta di un metodo semplice ed efficace nel dar vita a conversazioni informali, vivaci e costruttive, su questioni e temi che riguardano la vita di un'organizzazione o di una comunità, cercando di simulare una chiacchiera da bar. Nei future dialogues, invece, si immagina un futuro e un contesto, partendo da dei presupposti immaginati con l’obiettivo di arrivare a soluzioni e risultati concreti e applicabili. In questo caso il futuro immaginato è stato quello dell’UE del 2027.
E così, mentre L’Unione Europea vive una delle sue crisi più profonde a causa dello scandalo Qatargate, l’indagine della magistratura belga contro alcuni membri del parlamento Europeo rei di aver preso denaro dal Qatar per ammorbidire la posizione dell'UE nei confronti della Nazione mediorientale che ha ospita i Mondiali di calcio, i giovani provano a ricostruirla mattone su mattone; parola su parola. Democrazia, equità, solidarietà e sostenibilità non potevano che essere le prime.