“3, 2, 1, Buon Anno Nuovo!”
Accompagnato dai fuochi d’artificio e un gioioso brindisi tra parenti e amici, questo è stato l’augurio che noi italiani abbiamo felicemente esclamato, a mezzanotte del 31 dicembre, per salutare il vecchio anno e dare il benvenuto al 2023. Con ciò abbiamo dato inizio ai festeggiamenti di Capodanno che sono proseguiti anche il giorno dopo con il “tradizionale” pranzo del primo dell’anno. La mezzanotte e il pranzo da passare e festeggiare insieme non sono però le uniche tradizioni che caratterizzano il Capodanno “all’italiana”. Sin dalla nascita siamo stati abituati a vivere, insieme alla famiglia e agli amici, molte delle tradizioni del nostro paese, senza mai prestar loro abbastanza attenzioni. Siamo abituati ad esempio a vedere la tavola apparecchiata con decorazioni rosse e al centro un buon piatto di lenticchie e cotechino, mentre indossiamo intimi rossi che ci porteranno fortuna nell’anno che verrà. Ma queste tradizioni non sono le sole che il popolo italiano porta avanti da secoli. Vi è infatti anche la tradizione dei cocci vecchi da buttare fuori dalla finestra, le monete da avere in tasca e la finestra da aprire per far uscire gli spiriti maligni che infestano le case.
La storia del Capodanno
Ma tutto ciò come è nato? Il Capodanno da noi festeggiato, ovvero quello del primo di gennaio, risale a una festa pagana in onore del dio romano Giano (da cui il mese prenderà in seguito il nome: gennaio). Questa data venne fissata nel calendario giuliano, ma, nonostante ciò, molte città italiane e la maggior parte dei paesi europei continuarono a festeggiare l’inizio dell’anno nuovo in date diverse, dando vita di conseguenza a diverse tradizioni. Nel 1691 per decisione del papa allora in carica, Innocenzo XII, venne finalmente stabilita un’unica data di inizio dell’anno. Le diverse tradizioni però continuarono ad essere osservate e tutt’oggi è possibile vedere le loro somiglianze e diversità. In Austria, ad esempio, i talismani porta fortuna sono dei maialini e dei funghetti, mentre in Spagna si usa mangiare 12 chicchi d’uva a ritmo dei 12 rintocchi delle campane che segnano la mezzanotte.
Festeggiare il Capodanno nel mondo
Il 1° gennaio come data per festeggiare il Capodanno è ormai la data per molti paesi nel mondo, dall’Europa all’America e dall’Africa all’Asia. Certi paesi però sono un’eccezione, come la Cina con l’ormai famoso Capodanno Lunare (noto in occidente come Capodanno Cinese), il Marocco con lo Yennayer e la Thailandia con il Songkran. Il Capodanno Cinese è diventato sempre più popolare, fuori dalla Cina, grazie alle sue decorazioni sfarzose che addobbano le vie delle piccole China Town presenti nei più grandi e importanti centri urbani del mondo come New York, San Francisco, ma anche Milano. Per questa festività non vi è una data fissa, varia infatti secondo il calendario lunare in uso in Cina. Può avvenire tra il 21 gennaio e il 20 febbraio e ha una durata di circa 15 giorni, concludendosi con la celebre Festa delle lanterne. Lo Yennayer è invece il Capodanno per il Marocco e cade il 14 gennaio, e dunque aprirà a breve il 2973 secondo il calendario berbero. Questo calendario è il calendario del popolo Amazigh, del nord Africa, ed è il calendario più simile a quello gregoriano da noi utilizzato. Il Capodanno berbero è spesso caratterizzato dal “cuscus alle 7 verdure” e il sacrificio di un animale, spesso un pollo. Nel Asia sud-occidentale si celebra un altro tipo di Capodanno: il Songkran, del calendario lunisolare buddhista. I festeggiamenti durano 3 giorni in occasione del cambiamento di posizione del sole nell’anello dello zodiaco, che spesso avviene tra il 13 e 15 aprile. Le tradizioni che lo caratterizzano sono le molteplici visite al wat (tempio buddhista), dove vengono portate offerte e pietanze, e un’abluzione purificatrice sia delle persone che delle statue che rappresentano il Buddha.