Sette volte Juve. Sette scudetti consecutivi come non era mai successo in Italia, come nei grandi campionati europei era accaduto solo al Lione a cavallo fra il 2002 e il 2008 e come probabilmente non accadrà più per chissà quanti anni, se e quando si esaurirà il ciclo di questa Juve famelica, vorace come solo le grandi sanno essere e con in più quel sublime cinismo che rende ogni impresa apparentemente semplice, impedendo all'opinione pubblica di rendersi conto che siamo al cospetto di un fenomeno epocale e di un gruppo di giocatori destinato ad entrare nella leggenda del calcio. Pensate a capitan Buffon che, probabilmente, a giorni annuncerà il ritiro, dopo aver conquistato nove scudetti, più di Ferrari e Furino, oltre ai due vinti sul campo ma revocati in seguito allo scandalo di Calciopoli. Pensate a Marchisio, cui Buffon ha concesso l'onore di sollevare la Coppa Italia, al termine di una stagione travagliata e nella quale si è parlato spesso di un suo possibile addio, essendo il centrocampo bianconero ormai appannaggio di campioni oggettivamente di un altro livello, anche se non certo dotati dello stesso attaccamento a quei colori. Pensate a Chiellini, il capitano del futuro, con la Juve tatuata addosso e una classe senza eguali, chiamato il prossimo anno a fare da chioccia al giovane Caldara e a far maturare definitivamente il già valido Rugani. E che dire di Dybala, Higuaín, Bernardeschi, Douglas Costa e Mandžukić? Che dire di una squadra capace di cambiar pelle come nessun altra, di modificarsi, di mutare assetto nel corso della partita, di cambiare schemi, giocatori e moduli e di risultare sempre e comunque vincente? Merito di Max Allegri, certo, uno dei migliori tecnici al mondo, che Marotta e Paratici si sono saggiamente affrettati a confermare e che una parte della tifoseria juventina farebbe bene a smetterla di denigrare, trattandosi di un fenomeno, mille volte superiore rispetto al discreto Conte, i cui risultati, lontano da Torino, lasciano alquanto a desiderare.
Se pensiamo che a breve, oltre al già menzionato Caldara, dovrebbero arrivare Spinazzola (anch'egli sicuro), Emre Can, Pellegrini e Darmian, più un eventuale colpo gobbo in stile Higuaín, se osserviamo questo scenario e vi aggiungiamo la pressoché sicura riconferma di Allegri, ci rendiamo conto che non solo l'assalto alla Champions ripartirà da settembre più vigoroso che mai ma che anche in campionato, salvo crolli al momento impensabili, la storia pure per il prossimo anno dovrebbe essere già scritta.
Ciò non toglie che la splendida Roma di Di Francesco, degnissima avversaria domenica sera, potrebbe inserirsi eccome nella corsa scudetto: con qualche innesto di qualità, i giallorossi sarebbero nelle condizioni di dare il massimo e di ridurre un divario che, obiettivamente, c'è ancora ma non va al di là di quattro-cinque punti. Terminata la fase di rodaggio, una compagine che quest'anno ha eliminato il Barcellona e fatto tremare il Liverpool ha tutte le carte in regola per giocarsela fino alla fine.
Difficile dire cosa farà il Napoli, vittorioso domenica a Genova contro la Samp, in quanto i rapporti non certo idilliaci fra Sarri e De Laurentiis, il fallimento di quest'anno, il patto per lo scudetto andato in frantumi e le scorie che questo clima di smobilitazione recherà con sé potrebbero influire negativamente sulla prossima stagione.
La Lazio di Inzaghino, al contrario, si conferma una delle più belle realtà del nostro calcio, anche se in estate potrebbe essere saccheggiata non poco, visto il livello complessivo cui sono giunti i suoi alfieri: su tutti De Vrij, già accasatosi all'Inter e, soprattutto, Milinković-Savić, per cui la Juve sembrerebbe disposta a compiere una follia. Ciò non toglie che il probabile quarto posto di quest'anno, da difendere in casa domenica contro l'Inter, in uno scontro diretto da far tremare i polsi, costituisca un risultato eccezionale che proietta i biancocelesti in una dimensione europea di un altro livello, da onorare con una campagna acquisti all'altezza.