“Se agiamo insieme la transizione verso le rinnovabili è il progetto di pace per il ventunesimo secolo”. Di recente il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha pronunciato questa frase riferendosi al cambio d’epoca che tutt’ora stiamo vivendo.
Come abbiamo potuto vedere esiste un legame stretto, anzi strettissimo tra la guerra in Ucraina e la questione energetica. In questi mesi abbiamo potuto constatare come la Russia detenga l’oligopolio globale del settore petrolifero e del gas ma soprattutto quanto l’Europa sia dipendente dalle fonti energetiche esportate da Mosca. 45% è la percentuale del gas russo importato in Europa nel 2021. In particolare, Italia e Germania sono i paesi la cui situazione è piuttosto critica. Il primo dei due, nel 2020, ha importato ben il 46%, mentre il secondo il 49%. Guardando questi dati non ci si dovrebbe stupire se uno degli aspetti utilizzati da Putin durante il conflitto riguarda proprio la natura della forza economica del suo paese. Tuttavia, in questi ultimi mesi, questo primato è messo sempre più in discussione dalla cosiddetta transizione energetica che l’Ue ha deciso di avviare.
Acqua, sole, vento, calore terrestre, in poche parole le energie rinnovabili. Queste ultime costituiscono la soluzione che cambierà non solo il livello di emissioni ma anche la geopolitica mondiale. Secondo l’ultimo rapporto Europe’s Energy Future condotto dalla azienda tecnologica Wärtsilä, l’Europa potrebbe dimezzare il consumo di gas, abbassare i costi energetici i 323 miliardi di euro e aumentare l’indipendenza energetica proprio attraverso le energie rinnovabili. Il progetto illustra come sia possibile aumentare la percentuale di energie rinnovabile, passando così dal 33% al 60% entro il 2030. Oltre a ridurre del 52% il consumo annuo di gas da parte del continente, si eviterebbero 3,5 anni di importazione di gas russo. Tutto ciò porterebbe ad un aumento dell’indipendenza energetica. Non solo, il piano dei paesi europei mostra come il continente arriverebbe a risparmiare 98 miliardi di euro.
Questo è il futuro che si prospetta per l'Europa, sia come continente che come Unione, ma vediamo ora quello che l’Italia, da qui a breve, si troverà davanti. Il senior business development manager di Wärtsilä in Italia, Marco Golinelli, dichiara: “Costruendo rapidamente la nostra capacità di energia rinnovabile l’Italia può soddisfare gran parte della sua domanda di elettricità, ottenendo bassi costi, energia pulita e una drastica riduzione della dipendenza dal gas”. In effetti, secondo il Position Paper, realizzato da The European House, l’Italia sarebbe in grado di raggiungere il 54,8% di autonomia energetica, sfruttando sole, acqua, rifiuti e vento. Secondo il Rapporto Mensile Giugno 2022 di Terna in Italia la produzione da fonti rinnovabili ha contribuito alla copertura del fabbisogno per il 34%, la produzione termica per il 54% e la restante parte il saldo estero. La produzione Eolica+Fotovoltaica fa registrare un aumento (+13,1%) rispetto alla medesima produzione registrata alla punta di giugno 2021. In effetti secondo un dato elaborato della Production Paper, l’Italia detiene il secondo posto nell’Ue per la disponibilità di fonti energetiche rinnovabili. Ma non tutti pensano che sarà così semplice questo percorso di transizione. È proprio il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani a dichiarare che le rinnovabili non bastano, bisogna avere sorgenti continue e programmabili e l’unica soluzione proposta è avviarsi verso il nucleare. Ma è davvero così necessario? In un futuro prossimo magari lo sarà, ma in questo momento l’unico obiettivo che l’Italia deve perseguire è quello di affrancarsi dalla dipendenza russa nel minor tempo possibile e questo è realizzabile solo grazie allo sviluppo, ma soprattutto utilizzo delle rinnovabili. Abbiamo dati e prove che confermano che un sistema basato sulle rinnovabili è possibile. Ora sta a noi rimboccarci le mani e iniziare a cambiare perché come ci dice Darwin: “Non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti”.