A seguito della caduta del Governo Draghi, sono state fissate le nuove elezioni politiche al 25 settembre per il rinnovo della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Con l’avvicinarsi di questa data i vari partiti hanno presentato i loro programmi e tra i temi non spiccano ambiente, giovani e istruzione, priorità assolute della nostra generazione.
Ciò che in questo periodo conta davvero è sicuramente il tema del cambiamento climatico e del riscaldamento globale, fenomeni dovuti interamente all’attività umana, che hanno, ad esempio, provocato il caldo di quest’estate, siccità, mancanza d’acqua e incendi non solo in Italia ma anche nel resto dell’Europa. Quanto a questo punto, secondo uno studio condotto dal CNR, il 2022 in Italia è l’anno più bollente di sempre con una temperatura superiore ai +0,98 gradi rispetto alla media storica. Nel mese di giugno si è registrata l’anomalia più evidente dell’anno 2022 in Italia, con una temperatura media superiore di +2,88 gradi, mentre a luglio si è registrata una temperatura media superiore di +2,26 gradi. Eppure, secondo quanto viene riportato dall’accordo di Parigi, uno dei punti fondamentali è l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra, mantenere l’aumento della temperatura media al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali, e limitare l’aumento a 1,5°C da parte degli Stati Membri delle Nazioni Unite. Agire adesso è fondamentale, soprattutto perché di questo passo, eventi come quelli a cui stiamo assistendo saranno sempre più frequenti.
Un altro tema che ci aspettiamo che venga affrontato è quello inerente ai giovani, che spesso lavorano in nero e non ricevono una paga tale da assicurare loro una stabiltà economica. Da quanto emerge da un’indagine svolta da Adapt e Unipolis, il 35% degli under 30 lavora o ha lavorato in nero, dunque 1 giovane su 3 ha lavorato in nero nella sua vita. I motivi che spingono i datori di lavoro a far lavorare in nero sono molti e hanno a che fare col costo troppo alto del lavoro, e allo stesso tempo si tratta di lavori come l’aiuto allo studio, il babysitteraggio e il settore di ristorazione.
Altro tasto dolente è l’occupazione giovanile che è tra le peggiori d’Europa. Secondo i dati del 2020 forniti da Eurostat, confrontata con Grecia, Spagna, Portogallo, Romania, Francia, Finlandia, Svezia, Norvegia e Paesi Bassi, nella fascia tra i 25 e 29 anni l’Italia è il paese con la percentuale più alta di giovani disoccupati (31,5%). Sebbene all’inizio del 2021 il tasso di occupazione tra i 25 e 29 anni fosse in leggera crescita, passando dal 53,4% del primo trimestre al 57,8%, in Italia abbiamo il tasso più basso di occupazione giovanile (42%) tra i paesi sopracitati.
Se si vogliono porre al centro dell’Italia i giovani, c’è bisogno di favorire e ottimizzare l’istruzione, uno dei pilastri più importanti della nostra società. Da quanto si evince da una classifica elaborata da Openpolis sui dati Eurostat del 2019, al momento l’Italia è uno dei Paesi dell’UE che spende meno nell’istruzione, se lo si pone a confronto con gli altri paesi più popolosi dell’UE (Svezia, Belgio, Francia, Paesi Bassi, Polonia, Germania, Grecia, Spagna e Romania) con solo il 3,9% del PIL.
Altra priorità per la nostra generazione è il raggiungimento di pari diritti, partendo dal riconoscimento della cittadinanza a chi ha due genitori stranieri, e cioè lo Ius scholae, legge che, se approvata, garantirebbe la cittadinanza a chi ha completato il ciclo di studi in Italia. Da un sondaggio commissionato a Youtrend/Quorum da Action Aid emerge che il 59% degli italiani è favorevole e si stima che siano 877.000 i bambini, quindi 1 su 10, che nel nostro Paese non sono riconosciuti dallo Stato come cittadini italiani.