Cervelli strizzati… dall’attualità
La Dott.ssa Cinzia Mameli ci spiega come reagire alle brutte notizie che ci circondano: “Non cercate solo distrazione: affrontate i problemi”
Alessia Cenci | 7 giugno 2022

E dal punto di vista medico? Che ricadute psicologiche ha questo difficile momento storico su noi adolescenti? Lo abbiamo chiesto a Cinzia Mameli, psicologa specializzata in terapia per ragazzi in età adolescenziale e bullismo.

 

La situazione che stiamo vivendo come impatta psicologicamente sui ragazzi?

Relativamente alla pandemia le situazioni si dividono ai due estremi: o si ha paura di uscire e si predilige la comunicazione solo tramite social e si tende a evitare un gruppo fisico, in questo caso si può arrivare alla chiusura totale all’interno del mondo virtuale come unico punto di contatto con altre persone e il mondo esterno (attraverso videogiochi o chat); oppure si tende a cercare sempre il contatto fisico con i propri amici. Per quanto riguarda la guerra in Ucraina invece ci sono state due fasi: la prima fase di paura iniziale accompagnata da insonnia, ansia e brutti pensieri e la seconda fase che consiste nella negazione di ciò che sta succedendo distanziandosi completamente dai fatti.

 

Ci sono soluzioni o consigli per vivere con serenità nonostante tutto?

In terapia non si danno consigli, il ragazzo deve arrivare ad avere consapevolezza prima di sé stesso e di cosa sta succedendo intorno a lui e trovare così una soluzione inrelazione al suo funzionamento interno. Un pedagogista invece aiuterebbe con consigli e suggerimenti il ragazzo a ridimensionare e riflettere sull’impatto delle notizie.

 

Su cosa ci si potrebbe focalizzare per distrarsi?

La distrazione è una fuga quindi non è la soluzione. Bisognerebbe affrontare la paura capendone l’origine, la distrazione è una forma di temporeggiamento che serve ad evitare un problema che però andrebbe affrontato.

 

Se un ragazzo non frequenta uno psicologo ma soffre di qualche ripercussione a causa di ciò che succede attualmente, come lo si potrebbe aiutare tra coetanei?

Il gruppo sarebbe un forte supporto, porta aggregazione e diluizione del senso di responsabilità; non può certo essere terapeutico, ma può alleviare e sostenere. Il ragazzo deve però affrontare le paure da solo, nonostante possa condividere le sue paure con il gruppo. Ogni singola persona ha una radice diversa da cui deriva questa paura (anche se condivisa) e ognuno dovrà avere un diverso modo di affrontare la paura.