Per compensare al rischio di mancanza del gas, il governo sta valutando il riutilizzo del carbone, sebbene alla conferenza di Glasgow di qualche mese fa l'Italia si sia allineata con altri paesi nel voler abbandonare questa fonte poco ecosostenibile.
Sono poche le soluzioni da adottare difronte all'aumento dei prezzi delle bollette e, in particolare, del problema nel rifornimento del gas. Si può ricorrere al riutilizzo del carbone o all’utilizzo completo dell’energia rinnovabile. Purtroppo, sembra che nell'immediato il carbone sia imprescindibile, perché l’Italia è troppo indietro nello sviluppo delle risorse rinnovabili, e ci vorrebbero anni per avere un ciclo fisso e costante di energia elettrica.
Gli impianti che sfruttano il carbone per produrre energia si trovano a Fiumesanto e Portoscuso (Sardegna), La Spezia (Liguria), Brindisi (Puglia), Torrevaldaliga (Lazio) Fusina (Veneto) e Monfalcone (Friuli Venezia Giulia).
Cinque di questi impianti sono di Enel, mentre quello di Montefalcone è della multiservizi del comune di Milano, A2A. La seconda centrale a carbone della Sardegna, nella zona settentrionale della regione, è del gruppo ceco Eph.
L’utilizzo del carbone dovrà cessare entro il 2025, e arrivati a quel punto dovremo già dipendere da un ciclo di energia rinnovabile abbastanza grande per sostenere i consumi di tutto il paese.