I motivi delle proteste in piazza non sono solo legati all’alternanza scuola lavoro: migliaia di ragazzi e ragazze si stanno radunando nelle piazze per opporsi alle scelte del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, deciso a ritornare al modello tradizionale per la maturità 2022, che vedrebbe il ritorno delle due prove scritte, oltre all’orale. I manifestanti definiscono le decisioni di Bianchi ingiuste, affermando che un esame tradizionale non terrebbe in considerazione i due anni di pandemia che hanno costretto le classi di tutt’Italia alla Dad, causando molte lacune nell’apprendimento. "Consapevoli della particolare situazione d’emergenza”, si legge nella nota dell'associazione studentesca di Pisa, “sentiamo la necessità e il dovere di scendere in piazza. Siamo stanchi di vivere una scuola, che dopo due anni di didattica a distanza, ancora una volta ci lascia soli e senza gli strumenti per affrontare le devastanti problematiche, esasperate da due anni scolastici passati in pandemia". "C’è un problema di coinvolgimento" dice Tommaso Biancuzzi, coordinatore nazionale del sindacato studentesco Rete degli Studenti Medi, "il ministero continua nella sua linea, che è quella di non ascoltare gli studenti". "È necessario ripensare strutturalmente e complessivamente l'intero mondo della scuola", afferma Luca Redolfi dell'Unione degli Studenti all'Ansa, "vogliamo che la politica ascolti la componente studentesca, in quanto categoria maggiormente colpita dalla pandemia e non solo. Una riforma dell'istruzione pubblica del nostro paese non è solo possibile, ma necessaria".
Ci sono poi le oggettive difficoltà didattiche e psicologiche delle maturande e dei maturandi: le conseguenze della pandemia sulla salute mentale di noi adolescenti sono emerse con chiarezza dai dati di studi internazionali, ma anche dalle testimonianze degli studenti stessi e di psichiatri, psicologi e medici. La poca interazione sociale e i lunghi periodi di isolamento hanno provocato un aumento significativo di ansia, stress e depressione nei ragazzi e nelle ragazze tra i 12 e i 18 anni, cosa che spesso molti dirigenti scolastici non tengono in consderazione. La didattica a distanza e le difficoltà psicologiche hanno portato inevitabilmente a una sorta di crisi pedagogica negli studenti, i quali, soprattutto nelle prove scritte e nella produzione di testi, riscontrano grosse difficoltà, a un livello tale da definire l’esame di stato "quasi impossibile" o addirittura "irraggiungibile".
Molti docenti hanno difeso l’importanza delle competenze scritte per chi si diploma, ma c’è anche chi ci sostiene. Rivendichiamo il pieno diritto di parola per quanto concerne il metodo di valutazione, e nel farlo vale la pena citare lo Statuto delle studentesse e degli studenti della Scuola Secondaria, in cui si legge che "Lo studente ha diritto alla partecipazione attiva e responsabile alla vita della scuola. I dirigenti scolastici e i docenti attivano con gli studenti un dialogo costruttivo sulle scelte di loro competenza in tema di programmazione e definizione degli obiettivi didattici, di organizzazione della scuola, di criteri di valutazione".
In seguito alle manifestazioni, Bianchi ha scritto una lettera a La Repubblica in cui concorda sulla necessità di prestare ascolto alla voce degli studenti, chiarendo che la seconda prova potrà tenere conto dei livelli d’apprendimento degli alunni. Rimangono però perplessi gli studenti e il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, il quale afferma che sarebbe opportuno svolgere l’esame di maturità secondo le modalità dello scorso anno, per "consentire di valorizzare il percorso scolastico di tutti, facendo emergere le esperienze vissute e le competenze acquisite". Dubbi ripresi anche dalle Consulte degli studenti di varie province, che hanno chiesto che nella valutazione complessiva l’esame valga meno rispetto al percorso scolastico affrontato nel triennio, proposta su cui il ministro ha promesso di riflettere.