Le vacanze natalizie si sono rivelate calde per il mondo della scuola, profondamente minacciato dalla nuova ondata di Covid-19, amplificata dall'arrivo della variante Omicron. Poca intesa tra le diverse parti in causa: il governo ha spinto fino all'ultimo per un ritorno in classe in presenza, mentre le istituzioni locali e i dirigenti scolastici hanno chiesto di posticipare di almeno due settimane il suono della campanella. Dalla loro parte, anche i sindacati e i pareri dei medici. Il tutto è reso ancora più confuso dalle nuove (e numerose) regole da attuare in caso di positivi in classe.
Amministrazioni locali contro il governo
Sono molti i sindaci, di diverse Regioni ma soprattutto del Sud, che hanno deciso di rinviare l'apertura delle scuole per via dell'elevato numero di contagi nel territorio di loro competenza. Si tratta principalmente di piccoli comuni, con l'unica eccezione di Reggio Calabria, dove il sindaco Paolo Brunetti ha sospeso le attività didattiche in presenza ad eccezione degli asili nido dal 10 al 15 gennaio, "a tutela della salute pubblica".
Dello stesso parere è stato il Presidente della Campania Vincenzo De Luca, che a pochi giorni dal ritorno in aula ha emanato un'ordinanza che avrebbe reso obbligatoria la DAD su tutto il territorio regionale fino al 29 gennaio. Tuttavia, la contrarietà di molti studenti e genitori ha portato a un ricorso presso il TAR da parte degli avvocati del fondo erariale di Napoli. I giudici hanno quindi sospeso l'ordinanza di De Luca, permettendo alle scuole di ogni ordine e grado di riaprire lunedì 10 in totale normalità. L'iniziativa della Regione è stata infatti definita come "palesemente contrastante rispetto alle scelte politiche operate a livello di legislazione primaria [del governo]". In altre parole, neppure in una situazione epidemiologica drastica come quella attuale, le leggi regionali possono sovrastare quelle nazionali.
Le nuove regole: DAD sa scongiurare e responsabilità
Ma quello relativo alla riapertura non è stato l'unico nodo a rendere complessa la ripresa dell'anno scolastico. Il 5 gennaio il governo ha presentato delle nuove regole da attuare nel caso di positività in aula. Previsto molto più spazio alla responsabilità del singolo nelle scuole secondarie di primo e secondo grado: qualora ci fossero uno o due casi di Covid in classe non si passerà alla DAD, bensì le lezioni continueranno regolarmente in presenza senza i contagiati, con gli alunni che si autosorveglieranno nei giorni successivi, a patto che siano vaccinati o guariti da meno di 120 giorni. Nel caso contrario, lo studente sarà tenuto a isolarsi a casa in DAD. Se due compagni risultassero positivi, sarà obbligatorio l'uso di una mascherina FFP2. Solamente con tre casi positivi tutta la classe passerà alla didattica a distanza per i successivi dieci giorni. Diverso il discorso per le scuole dell'infanzia - dove è sufficiente un bimbo positivo per mandare a casa l'intero gruppo per dieci giorni - e per le primarie - dove con due casi si ricorrerà ai tamponi e con due si passerà alla DAD.
Una prospettiva poco incoraggiante
Il matematico Giovanni Sebastiani si è dimostrato preoccupato per l'impatto che il ritorno a scuola potrebbe avere sulla circolazione del virus. A Il Fatto Quotidiano ha dichiarato: "Prima della vaccinazione la scuola in presenza aumentava l’indice Rt del 25%: con la vaccinazione il quadro cambia. È difficile quantificare, ma mi aspetto comunque un sostanziale impulso tenendo presente anche la diffusione di Omicron". Secondo Sebastiani è quantomeno positivo che il 76% degli studenti tra i 12 e i 19 anni sia stato vaccinato, in quanto ciò abbatte della metà la possibilità di contagiarsi. Tuttavia, appena il 6% degli alunni più piccoli ha ricevuto le dosi. il presidente dell'Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici, Antonello Giannelli, ha pronosticato dati drammatici per la seconda settimana di scuola: "Naturalmente siamo d'accordo, la scuola in presenza è meglio, ma il rischio è quello di avere 200 mila classi in DAD entro una settimana da oggi" ha riferito a Rainews 24. Il ministro dell'Istruzione Bianchi ha replicato dicendo che la didattica a distanza non è un demonio e che la prospettiva non lo spaventa: "Siamo pronti all'eventualità".