La vogliono davvero una rivoluzione?
Giovanni Mori dei Friday For Future ci spiega perché le città faticano a cambiare
Redazione | 13 novembre 2021

59,46 miliardi: è questa la cifra totale destinato alla missione Rivoluzione verde e transizione ecologica. Il PNRR richiede un profondo cambiamento per realizzare la transizione verde, ecologica e inclusiva del Paese favorendo l’economia circolare, lo sviluppo di fonti di energia rinnovabile e un'agricoltura più sostenibile. Ne abbiamo parlato con Giovanni Mori, attivista di Friday for Future Italia e portavoce della sezione di Brescia nel movimento, nonché consulente a Save The Planet per il progetto Città Sostenibili.

 

C’è spazio per le città sostenibili nel PNRR?

È il capitolo meno finanziato, anzi è un vero e proprio dramma. Eppure non può esistere transizione senza “guarire” le città. Manca molto una seria rivoluzione dei trasporti locali. La vera battaglia si gioca sui trasporti locali, che devono essere resi più efficienti nelle città e nei vari centri per migliorare la qualità della vita prima ancora che l’ambiente. Ma il PNRR non prevede nulla da questo punto di vista. Sono più finanziate le ciclabili turistiche di quelle per la mobilità: bisogna progettarle.

 

Come si potrebbe agire per renderle più sostenibili?

La gente è contenta di stare nel traffico? Non credo. Penso che non abbia alternative più comode. Bisogna costruire le infrastrutture e poi spostare la gente prima in modo soft e solo dopo in modo hard, aumentando i costi delle automobili. La soluzione è l’intermodalità di trasporto: integrare tanti modi di muoversi diversi. In grandi città come Roma non puoi muoverti solo in bicicletta; bisogna mettere in piedi un sistema più efficace che combini vari strumenti affinché il mezzo privato non sia il più efficiente.

 

Quali sono dei modelli che funzionano?

In Italia abbiamo tante città che funzionano bene: Ferrara, Reggio Emilia, Pesaro, Livorno... A Pesaro ad esempio c’è la bicipolitana: ciclabili bellissime che ti portano in percorsi standard che hanno la priorità sul resto. Da questo punto di vista Gent è un esempio pazzesco: la bicicletta è un mezzo veloce e senza traffico, che ti permette di sapere quando parti e quando arrivi senza intralci.

 

E allora cosa si aspetta a cambiare?

Ti rispondo con una domanda: quanti posti di lavoro crea l’inefficienza?

 

La voce dei ragazzi sta cambiando qualcosa?

È cambiato tutto e non è cambiato niente. Da due anni, da quando abbiamo iniziato a scendere in piazza, tutti hanno iniziato a parlare del tema e a inserirlo nelle agende dei governi. Ma mancano totalmente le azioni. I piani non possono essere a lungo termine: bisogna cambiare le cose nel giro di 2 o 3 anni. Questo gap è abominevole.