Torino deve rifiorire o continuare a fiorire?
Giacomo: Deve indubbiamente rifiorire e partire da un progetto che sia un progetto politico serio, e non basato sulla distruzione e la rottamazione dello status quo precedente.
Pietro: Basti pensare che Torino è una delle città più inquinate d'Italia. Oltretutto sono state perse occasioni molto importanti quali le Olimpiadi, che sono state assegnate a Milano e Cortina, e l’assegnazione delle ATP Finals alla nostra città non è sufficiente per essere un volano davvero significativo di crescita. La città deve rifiorire.
Giulio: Il mio giudizio di questi ultimi anni non può che essere negativo, soprattutto per quanto riguarda l’inazione nei confronti della crisi climatica. In più, negli ultimi anni è stato adottato un approccio ultra securitario soprattutto per quanto riguarda il mercato di libero scambio o la movida, arrivando a militarizzare interi quartieri, si pensi ad Aurora. L’erede di Chiara Appendino troverà una città depressa e stagnante.
Cosa significa per voi una città a misura di giovani? Torino lo è già o nel caso può diventarlo?
Giacomo: In alcune zone è senz’altro a misura di giovani, ma la sfida ora è renderla tutta a misura di giovani con luoghi ricreativi, strutture sportive all’altezza delle aspettative e dei sogni dei giovani di questa bellissima città.
Francesca: Mi piacerebbe che la città offrisse ai ragazzi occasioni che ci permettano di fare esperienze diverse e utili per la nostra crescita: attività di volontariato, opportunità di scambi con l’estero, incontri… insomma, renderci cittadini attivi e interessati. Da questo punto di vista Torino offre molte possibilità, ma ritengo debba migliorare la comunicazione, servendosi magari delle scuole come canali per promuovere le iniziative.
Pietro: Dovrebbe potenziare i trasporti e la mobilità dolce per rendere possibile l’autonomia negli spostamenti. Un’altra problematica da sistemare è quella dei portali online del Comune, totalmente inefficienti e obsoleti. Infine per quanto riguarda la socialità, l’aver chiuso da un paio di anni una delle zone più frequentate cioè i murazzi, non è stata una scelta particolarmente lungimirante.
Giulio: Non dobbiamo ridurre Torino solo a città universitaria. Bisogna invece renderla una città più vivibile, innanzitutto puntando su trasporti e sull’indipendenza abitativa. Occorre garantire un alloggio a un canone equo, implementando i posti anche nelle residenze universitarie o sfruttando il social housing. In secondo luogo, la necessità è quella di avere spazi, sia per lo studio sia per il divertimento.
Come speri di vedere Torino tra 10 anni?
Giacomo: Più verde e con più giustizia sociale. Francesca: Più globale ma meno inquinata, dotata della tanto attesa Metro 2 e del Parco della Salute.
Pietro: Io intanto la vedrò dall’estero (ride), perché andrò via per gli studi, ad ogni modo la vorrei vedere all’avanguardia nel Sistema Italia, come spesso è stata in passato. Spero anche in importanti passi avanti sulla questione dell’inquinamento che però sia accompagnata da un rilancio economico che veda i giovani nel ruolo di protagonisti.
Giulio: Più collegata, sia al suo interno che con il resto del mondo, più viva e stimolante.