Milano, e il mondo della cultura e dell’arte, perdendo il maestro Gianni Brusamolino, indubbiamente non possono che provare lo sconcertante vuoto che lascia la mancanza della sua ineguagliabile personalità, cara erizzata da ingegno fervidissimo quanto da inesausta e profonda ricerca, sempre nutrita da spiccato sentimento di umanità. Intellettuale di prim’ordine, ammirato e apprezzato dalla generazione dei Maestri – giovanissimo vincitore per ben due volte del premio nazionale di pittura, conferitogli da Giorgio de Chirico; allievo stimatissimo di Marino Marini e Carlo Carrà; amico di Picasso in Francia, e rivale temuto da Salvator Dalì – è oggi unanimemente riconosciuto per il contributo di profondo rinnovamento dato alla grande tradizione della Scuola di Milano, e per il ruolo di animatore di cenacoli e gruppi di artisti , come quello nato nel famoso studio di via Borromei, con Carlo Nangeroni, Paolo Schiavocampo e Miro Cusumano.
Più che novantenne stupiva per la facilità e la precisione con cui ingaggiava battaglia, armato di una semplice penna a sfera e fogli di carta riciclata, con tematiche complesse, di scienza e filosofia, spesso considerate “pesanti”, che “il Brusa” (come lui stesso amava appellarsi) rendeva di una leggerezza impalpabile, seppur estremamente presente e concreta. Non era possibile telefonargli, senza rimanere affascinati dalla dettagliata descrizione di sempre nuove progettualità, che egli stesso si proponeva per poter proseguire sine die nella sua missione artistica; unica possibilità di vita per lui, in quanto espressione del grande impegno e indicibile godimento, che solo i grandi artisti conoscono, nella sempre nuova e sorprendente declinazione dei loro valori. Chi non ha avuto il privilegio di conoscerlo direttamente, non si può oggi fare un’idea del Maestro, se non ammirando le sue opere: sculture e pitture che conservano l’impronta del grande compositore, e restano a perpetrare i suoi messaggi, rivolti al presente come alle future generazioni, perché dotati di quell’universalità che solo all’arte più autentica è concessa, e le consente di rispondere alle eterne, inevase domande dell’uomo.
Una risposta che veniva dagli infinitii temi proposti , pensati e approfonditi come autonomi universi semantici, sollecitata di continuo da un’inesauribile volontà di indagare i più vasti campi del sapere, dalla sociologia all’epistemologia, dalla scienza alla rilettura in chiave contemporanea del “sacro oggi”, e dal costante dialogo con i più autorevoli rappresentanti delle diverse discipline. Se Brusamolino non è mai stato un “artista alla moda”, un pittore di partito, né tantomeno un “artista da galleria”, è perché la sua indagine, spaziando nell’ampio spettro della conoscenza umana, non poteva essere ridotta a un catalogo commerciale, o ancor meno a un’ideologia. Ne è prova l’aver dato vita ad una fondazione che promuove un’intensa ricerca scientifica in ambito accademico sui Maestri del XX secolo, e aver dato costante impulso a un’opera di profonda revisione ermeneu ca sugli archivi, grazie alla solida guida o erta al Centro Studi Milano ‘900 di cui è stato presidente. Oggi non lo ricordano intrepidi collezionisti o i mercanti dell’arte, ma il più nobile mecenatismo che ha stretto un indissolubile patto di alleanza con la sua missione, all’insegna dei più autentici valori consegnati all’Arte.