Giovane dipendenza
La storia della determinazione di una famiglia per salvare il proprio figlio
Alessia Depratis | 28 maggio 2021

I giovani soffrono sempre di più di solitudine e cercano un modo per colmare questo vuoto con qualcosa che non sempre sia un hobby ma può anche essere qualcosa di sbagliato di pericoloso per la propria vita come la droga. Ci sono poi storie, come questa, che grazie alla determinazione di una madre per salvare il figlio, ci restituiscono speranza. 

La storia

Eliana è madre di un figlio che già a soli 15 anni aveva iniziato ad usufruire di marijuana. Si erano accorti di questo grazie ai comportamenti radicalmente cambiati del giovane che aveva sempre più sete di soldi ed era più irascibile, allora decisero di rivolgersi a degli psicologi per capire cosa gli stesse accadendo. Il ragazzo continuava a saltare le sedute e continuava a peggiorare. Si resero conto della situazione solo grazie all’intervento di un amico del figlio, che decise di raccontare alla propria madre che insieme stavano assumendo cocaina. Eliana fu avvertita subito e si rese conto che la droga stava diventando una parte sempre più importante nella vita del figlio. Decisero di fargli iniziare un percorso di recupero, partendo con un esame delle urine per rintracciare le droghe, ma il ragazzo si rifiutò. Si rivolsero così ad una associazione che si occupa di gestire i giovani tossici dipendenti. La cosa è andata avanti per un po' ma all’arrivo della pandemia questa associazione ha smesso di farsi sentire anche online e il ragazzo ha iniziato ad essere sempre più insostenibile a causa dell’astinenza, tanto che la madre non riusciva più a tenerlo in casa. La donna disperata, decise di scendere a compromessi: avrebbe potuto assumere una piccola quantità di droga in casa. La situazione peggiorava e i genitori del ragazzo non riuscivano a trovare un aiuto. L'unico consiglio era: aspettare che il figlio commettesse un reato in modo da poter far entrare la questione del fatto che fosse tossico dipendente e che dovesse seguire un corso di recupero in comunità oppure loro dovevano denunciare per prevenire un eventuale atto criminale da parte del figlio. Optarono per la seconda e a malincuore decisero di denunciare il ragazzo per portarlo in comunità. Il ragazzo si sentiiva tradito dai propri genitori perché era consapevole del fatto che per colpa loro avrebbe trascorso la maggior parte della vita in una comunità.
È ancora in cura.

Conclusioni

Questa storia purtroppo è soltanto una delle tante. Ci sono tantissimi ragazzi ad oggi che sono caduti nella tossicodipendenza per colpa della solitudine o per sopprimere gli ostacoli che ci pone la vita perché non sanno come affrontarli e cercano di sopprimerli in questo modo. La cosa triste è vedere ragazzini così giovani che hanno una vita davanti tante opportunità e tanto da dare nella vita, rovinarsi con questa robaccia. La questione della dipendenza dei giovani con la pandemia è aumentata a dismisura. Da giovani si ha la fortuna di abitare con i propri genitori che ovviamente iniziano a capire che qualcosa non va, infatti iniziano ad “indagare” e riescono a salvare i propri figli mandandoli in comunità nonostante siano consapevoli del fatto che possano farsi odiare dai figli. Questa è la giovane dipendenza.