È davvero complicato oggi fare il comico. Scherzare su qualsiasi tematica è ormai diventato un grande rischio. Il confine tra una battuta divertente ed una offensiva è davvero sottile. Ma per un comico la diversità non esiste, siamo tutti delle perfette vittime.
Eppure la questione non è così semplice. Ci sono due correnti principali di pensiero: da un lato abbiamo chi ritiene che si possa scherzare su tutto ma con estrema attenzione formale, evitando di offendere una specifica categoria (politically correct), dall’altro coloro che reputano l’umorismo l’unica arma contro il corrente uso di ‘etichettare’ ogni singola realtà. Inoltre è importante chiarire il contesto e l’intenzione dell’oratore, dato che il peso delle parole non è affatto da sottovalutare. Tutto ruota intorno ad una piccola ma delicata parolina: l’empatia. La definizione della Treccani ci dice che si tratta “della capacità di porsi nella situazione di un’altra persona”, ed è esattamente questo il punto focale del dibattito. È impossibile che nel mondo ci sia un individuo etero, bianco e magari privilegiato a tal punto da non avere una parola o un sentimento che possa ricordargli una profonda sofferenza interiore con la quale convive e che non vuole vederla minimizzata o spiegata da chi non la conosce. Questa condizione dovrebbe obbligarci a maneggiare ogni argomento con molta cura. Per una donna possono essere frustranti le battute sulla propria condizione sociale, il catcalling o la violenza; per un omosessuale la frase “non sono omofobo, anzi, ho tanti amici gay e sono tutti simpatici”, per un nero la n-word o la blackface, per un uomo i soliti streotipi e così via per ognuna delle immense categorie. Spesso è necessario mettersi in secondo piano e cercare di compredere che la persona che si ha dinanzi potrebbe avere delle difficoltà che non ci appartengono ma che dobbiamo rispettare .
Tuttavia per concludere la questione della censura comica Oscar Wilde scrive “Il mondo ha sempre riso delle proprie tragedie ed è questo l'unico modo in cui è riuscito a sopportarle” quindi a voi la riflessione.