L’estate scorsa ho trascorso con mio padre diverse ore in auto. Le destinazioni erano spesso spiagge o località marine. La colonna sonora di quei viaggi era sempre la stessa… Spesso straziata dal suo canto non sempre intonato. Rimasi colpita dal fatto che conosceva a memoria tutti i testi di quelle canzoni e, seppur non fossero il genere di musica che popola le mie playlist di Spotify, rimasi colpita da quelle melodie e volevo saperne di più. Tempestai mio padre di domande su quel disco, sui suoi gusti musicali del passato e su quello che faceva in quegli anni durante le estati.
Una certa emozione colse mio padre nel raccontarmi di quell’estate del 1982. Fu un’estate densa di tanti ricordi: il Mondiale di Spagna, le scorribande con la moto in giro per le spiagge ed altri eventi ricchi di episodi goliardici e scherzosi che aveva vissuto con i suoi amici di sempre. Mi disse che tutti quei ricordi fossero indissolubilmente legati alla stessa musica che adesso, a distanza di quasi quarant’anni, risuscitata dalle casse sgangherate della sua vecchia auto, stavamo ascoltando e cantando insieme: La voce del padrone di Franco Battiato. Il giorno successivo, rovistando nella collezione di vecchi dischi impolverati, trovai quell’album e la copertina, con quell’uomo con il codino seduto sul niente, ed i testi, per me strani, complicati ma al contempo musicali, non fecero altro che aumentare la mia curiosità. Il passo successivo fu scontato: agguantai il mio inseparabile iPhone per interpellare l’oracolo Google per avere qualche informazione in più. Mi fu sufficiente una rapida lettura di alcune pagine su un sito web per capire che quel disco fu un’opera fondamentale ed innovativa, milioni di copie vendute, le note di quelle canzoni che risuonavano nell’aria di quei caldi pomeriggi distanti quaranta anni che portarono fama e successo al suo autore.
Ho immaginato di intervistare Franco Battiato, per avere qualche informazione in più su di lui e su quel disco. Questo è ciò che ne è uscito.
Buongiorno Maestro, perché quest’appellativo?
“Ciao Chiara, non ho mai capito perché mi hanno attribuito questo appellativo. Credo che sia dovuto al fatto che nei miei lavori ricorro spesso a testi “ermetici” e, soprattutto negli ultimi miei dischi, ho cercato un “formato musicale” che forse è più vicino alla musica classica che a quella leggera.”
Mi interessa particolarmente l’album “La voce del Padrone”, del quale nel 2021 ricorre il quarantesimo anno della sua uscita. Può, in breve, raccontare qualcosa su quel disco?
“Per me fu un lavoro fondamentale, un misto di testi colti e di sonorità orecchiabili. Quando uscì, nel settembre del 1981, né io né la mia casa discografica immaginavamo che potesse riscuotere un così grande successo. I programmi televisivi a tema musicale e le radio non facevano altro che mandare in onda i vari brani di quell’album. Le vendite e la popolarità dei brani aumentarono bruscamente a partire dal febbraio del 1982, per reggere fino all’autunno successivo. Fu una vera ubriacatura di notorietà e successo che con i miei lavori precedenti non riuscii ad ottenere. Sono conscio del fatto di aver monopolizzato l’estate del 1982 con quella musica, tante persone sicuramente la ricordano.”
Certo Maestro ne conosco alcune…. Ma dica per finire, oggi secondo lei, un fenomeno tutto italiano come il suo disco sarebbe ancora possibile?
“È difficile rispondere con certezza, probabilmente non ci sono più le condizioni sociali per poter assistere ad un fenomeno del genere. Oggi tutto si produce e si consuma con grande velocità: i media ed internet ti proiettano in cima al successo nel giro di pochi giorni ed il sistema stesso ti consuma con una velocità uguale. La smodata voglia di novità non dà neanche il tempo di apprezzare un’opera. Io in questo mondo non mi riconosco più, faccio fatica ad espormi, cerco quasi di rimanere nascosto. Comunque, credo che se un artista esprima un’idea che viene dal cuore, questa alla fine venga apprezzata. Almeno questo spero, altrimenti per voi giovani vedo un futuro che non posso condividere. Auguro che gli artisti di oggi possano avere la fortuna che ho avuto io: a distanza di quaranta anni parlare ancora di un mio lavoro con voi giovani. Grazie e arrivederci.”
Il Maestro non lo sa ma dopo quaranta anni il suo lavoro ha conquistato un altro “disco d’oro” virtuale: ha fatto cantare insieme durante un afoso pomeriggio estivo, in un’auto sgangherata, due generazioni differenti. Grazie Maestro!!