Non smettono gli orrori della guerra tra il gruppo palestinese di Hamas e la comunità di Isralele. Neanche in un periodo storico senza precedenti, in cui l'intera umanità sta lottando ormai da più di un anno con un nemico comune. Le immagini provenineti dalla striscia di Gaza ci dicono che la guerra e la barbarie umana sono ancora all'ordine del giorno. È di pochi giorni fa la notizia di una bombardamento che ha procurato la morte a trentatrè bambini nel corso di un raid aereo dell'esercito Israeliano.
È una storia che va avanti da circa settanta anni, perchè prima del 1949 la striscia di Gaza, chiamata così perchè costituita da una regione allungata che si affacia sul Mar Mediterraneo, era una regione come tante, in cui Palestinesi, cattolici e Israeliani convivevano in maniera civile. Dopo una serie di vicende politiche, questo territorio è diventato il più conteso al mondo ed ogni minimo cambiamento degli equilibri tra i vari stati sembra essere un pretesto per scatenare nuove guerre e combattimenti. E se proviamo a metterci nei panni della popolazione civile di quei territori che sembrano da sempre destinati ad attrarre guerra e distruzione, se guardiamo le svariate immagini che testimoniano come in quei luoghi si viva una vita senza pace, ci rendiamo conto della fortuna che abbiamo avuto a nascere in un Paese in cui, nonostante l'imprevedibilità dell'animo umano, la civile convivenza non risulta essere un valore da conquistare e difendere in ogni attimo della propria esistenza.
E intanto a Gaza si spara ancora, in attesa della prossima tregua che serve ai contendenti per riorganizzarsi e, speriamo, serva anche a comprendere che questo eterno conflitto non ha vincitori, ma solo vittime.