Li chiamano disturbi alimentari e chi non ha mai conosciuto qualcuno che ne soffra o ne abbia sofferto, non sa che al loro interno nascondono un buco nero dove spesso ci si perde. Sentiamo nominare ogni giorno la bulimia che si manifesta con il rifiuto del cibo fino a rigurgitarlo, l'anoressia che consiste nel categorico rifiuto di ricevere nutrimento e l'obesità, cioè l'eccessivo consumo di cibo spesso di pessima qualità. Sono dei comprtamenti generati da disagi spesso incompresi.
Le cause scatenanti questi disagi sono spesso da ricercare in un senso di inadeguatezza al contesto sociale in cui si vive, alla scarsa autostima, alla percezione di non piacere a sè stessi ed agli altri, a traumi fisici e psicologici e ad altre problematiche che spesso una persona giovane non ha gli strumenti e le conoscenze per superare. E non è un caso se per sensibilizzare la gente su questo fenomeno sono state istituite due date importanti:
- il 15 marzo, in cui il simbolo del fiocchetto lilla ricorda l'importanza di una sana ed equilibrata alimentazione a livello nazionale;
- il 2 giugno, in cui si celebra la giornata mondiale dei disturbi alimentatri, istituita per aiutare gli esperti del settore a collaborare tra loro e trovare insieme nuove soluzioni.
La situazione attuale, con le restrizioni alla socialità prescritte per il recente lockdown per il coronavirus, ha reso ancora più gravoso tale problema, perchè il più delle volte una delle cause principali di tali disturbi sono da correlare ad un grido di aiuto che nessuno è pronto ad ascoltare. L'isolamento sociale, la permanenza forzata a casa, la chiusura delle scuole, il distacco dagli amici e dalla società hanno causato un ulteriore colpo a quelle persone - prevalentemente giovani - che in maniera chiara o nascosta, covavano dentro di sè la presenza di questo male subdolo.