Con un tuffo nel passato si può facilmente tornare nel 1974-5, quando l’eroina iniziava a spargersi nelle piazze. Le stazioni, i parchi e i centri storici si popolavano di “morti viventi” e di pushers, mentre le strade erano piene di siringhe o di fiale. Ragazzi più o meno giovani, di tutte le estrazioni sociali, cadevano nel giro e finivano a rubare gli argenti in casa per mantenere le loro abitudini. Essere-nel-mondo-con-altri. É così sintetizzata la struttura di Dasein, che indica appunto l’esistenza. Tutte le tossicodipendenze, e ancora di più l'abuso di eroina (psicosi di base), portano al crollo di questo assunto, e ne consegue la perdita della dimensione spazio-temporale. L’eroina, per esempio, con la sua azione inibitoria sul sistema di regolazione delle endorfine, motiva l’effetto anestetico emozionale, il disinteresse affettivo e il distacco percettivo. Il risultato di questa situazione esistenziale è il vuoto.
Il problema oggi
Questo fenomeno non è mai scomparso completamente; anzi il problema esiste realmente ed è anche piuttosto grave. Basti pensare che, secondo gli studi EMCDDA, nel 1985 in Italia c’erano 91000 consumatori di eroina, mentre oggi il totale ammonta a 235000. Ciò che sembra variare attualmente è il setting: risultano infatti antiquate le siringhe, poiché sembra essere preferito lo sniffare o il fumare. Inoltre il consumo è riservato a forme più occasionali o a un mix con altre sostanze per ridurre gli effetti negativi; ovviamente però la banalizzazione del rischio fra i giovani è potenzialmente disastrosa. Non si può infatti pensare di assumere queste sostanze solo in determinate situazioni, come ad una festa per esempio, e poi smettere.
L'impatto del lockdown
Con questi presupposti e con i mezzi d'informazione che mostrano overdose su overdose ogni giorno, la domanda spontanea sembra essere: perché le persone assumono droghe? Per solitudine? Per noia? Per integrarsi? O solo per sperimentare? Difficile da dire, ma soprattutto difficile generalizzare su una condizione che accomuna milioni di persone. Ciò che è certo è che il lockdown avrà anche fermato le persone, ma sicuramente non le droghe; anzi il problema ha acquisito una sfumatura diversa: l'uso di sostanze, o anche l'assunzione di alcol, che prima potevano avere scopo ricreativo o di “socializzazione”, adesso vengono assunte principalmente per evadere dalla realtà e alleviare il senso di solitudine. E le previsioni per i prossimi anni non sono certo confortanti: i dati segnalano un aumento continuo, che sarà ancora più gravoso nel “post-covid”.
Soluzioni? Poche e quasi sempre effimere. L'unica cosa realmente importante è comunicare e sensibilizzare i giovani su questi temi.
Foto | Matthew T Rader on Wikimedia Commons