Sui media e sui social proliferano dati, articoli, interviste e servizi su come gli adolescenti stanno vivendo la pandemia, ma in pochi chiedono direttamente a loro cosa provano. Perché tutta questa sofferenza? L’abbiamo chiesto alla nostra rete di giovani reporter.
Qual è la tua ansia maggiore in questo periodo?
Alessandra (16 anni): Il timore di non riuscire a godermi a pieno l'adolescenza e l’incertezza nel futuro.
Chiara (17 anni): La paura di non riuscire mai a capire cosa voglio fare nella vita.
Federico (16 anni): La paura del Covid ma soprattutto quella del ritorno a scuola. Durante questo periodo si è persa l’abitudine e il ritmo ed è come se fossimo al primo giorno di scuola. Facendo settimane alterne in presenza non facciamo in tempo ad abituarci che subito ritorniamo a casa.
Federica (17 anni): Quella del contagio, quella di non riuscire a vedere i miei parenti o amici e quella scolastica.
Ludovico (16 anni): La scuola a causa della grande quantità di interrogazioni e compiti in classe.
Margherita (16 anni): La scuola e il non riuscire a raggiungere i miei obiettivi.
Matilde (16 anni): L’attesa di tornare alla vita di prima e agli affetti e il pensiero di avere perso tanto tempo e di non riuscire più a rivivere la mia normalità.
Come si manifesta?
Alessandra (16 anni): Con sbalzi di umore e chiudendomi in me stessa.
Chiara (17 anni): Senso di nausea, aumento dei battiti, sudorazione, tremore delle mani, difficoltà a respirare e difficoltà a dormire a causa dei pensieri incessanti.
Federico (16 anni): Sia a livello fisico con dolore alla pancia, tremolio e cattivo umore, che a livello mentale: quando mi trovo alle interrogazioni o ai compiti non capisco più nulla, come se in testa avessi un buco nero.
Federica (17 anni): Veri e propri attacchi di panico o forte tachicardia in momenti di paura.
Ludovica (17 anni): Divento molto più nervosa e irascibile con gli altri.
Ludovico (16 anni): Con piccoli attacchi di nausea, con l’aumento dei battiti o con l’iperattività.
Margherita (16 anni): Attacchi di rabbia incontrollati, tachicardia e nausea.
Maria Sofia (17 anni): In prossimità delle interrogazioni ho difficoltà a respirare e le lacrime agli occhi.
Maria Valeria (16 anni): Pianti, tensione e dolori muscolari; balbettii e mascella serrata (che rimane anche per giorni).
Matilde (16 anni): Ho continui cambi di umore, non riesco più a ridere come facevo prima e sto diventando dipendente dal telefono.
Pensi che la tua ansia sia compresa dagli adulti?
Alessandra (16 anni): Sì, penso che siano diventati più comprensivi in questo periodo
Chiara (17 anni): No, perché pensano che in adolescenza non ci siano grandi problemi.
Federico (16 anni): Sì, sia dai miei genitori che dai miei professori.
Federica (17 anni): Pur essendo compresa dagli adulti, al di fuori del contesto di nucleo familiare, noto una generale apatia.
Ludovica (17 anni): Non molto. Nella pandemia ci sono problemi più gravi e perciò gli adulti non danno molto peso a quello che stiamo provando.
Maria Sofia (17 anni): Non saprei, con me hanno sempre ironizzato, cercando di calmarmi.
Matilde (16 anni): Da parte degli adulti vicino a me sì. Cercano in ogni modo di affievolirla e di rendere la vita in casa più allegra e spensierata possibile. Però non credo che tanti adulti si siano resi conto dei disagi dei propri figli e dei danni che tutto ciò provocherà su di noi. Tanti ragazzi vivono situazioni al limite, che il forzato isolamento non ha di certo aiutato.
In questo periodo l’ansia è aumentata?
Chiara (17 anni): Sì, perché più cresco più dovrei capire cosa voglio fare nella mia vita e che strada intraprendere.
Federico (16 anni): Sì, sia per il Covid che per le riaperture delle scuole e per la mancanza di socializzazione.
Federica (17 anni): Decisamente! Sia per la diffusione del Coronavirus che per l'eccessiva gravosità delle attività scolastiche anche a causa della DaD.
Matilde (16 anni): Ho avuta paura di poter esser veicolo di contagio per mia nonna e non me lo sarei mai perdonato quindi ho limitato il più possibile i miei contatti per la paura di dover convivere con il senso di colpa. Il giorno in cui le hanno iniettato la seconda dose ho respirato a pieni polmoni. Ma non credo che sarà così facile tornare alla serenità di un anno fa.