Le nostre ansie
Reclusione, DaD, pressioni sociali, incertezza. Cosa si nasconde nell’ansia dei nostri adolescenti
Redazione | 11 maggio 2021

Sui media e sui social proliferano dati, articoli, interviste e servizi su come gli adolescenti stanno vivendo la pandemia, ma in pochi chiedono direttamente a loro cosa provano. Perché tutta questa sofferenza? L’abbiamo chiesto alla nostra rete di giovani reporter.

 

Qual è la tua ansia maggiore in questo periodo?

Alessandra (16 anni): Il timore di non riuscire a godermi a pieno l'adolescenza e l’incertezza nel futuro.

Chiara (17 anni): La paura di non riuscire mai a capire cosa voglio fare nella vita.

Federico (16 anni): La paura del Covid ma soprattutto quella del ritorno a scuola. Durante questo periodo si è persa l’abitudine e il ritmo ed è come se fossimo al primo giorno di scuola. Facendo settimane alterne in presenza non facciamo in tempo ad abituarci che subito ritorniamo a casa.

Federica (17 anni): Quella del contagio, quella di non riuscire a vedere i miei parenti o amici e quella scolastica.

Ludovico (16 anni): La scuola a causa della grande quantità di interrogazioni e compiti in classe.

Margherita (16 anni): La scuola e il non riuscire a raggiungere i miei obiettivi.

Matilde (16 anni): L’attesa di tornare alla vita di prima e agli affetti e il pensiero di avere perso tanto tempo e di non riuscire più a rivivere la mia normalità.

 

Come si manifesta?

Alessandra (16 anni): Con sbalzi di umore e chiudendomi in me stessa.

Chiara (17 anni): Senso di nausea, aumento dei battiti, sudorazione, tremore delle mani, difficoltà a respirare e difficoltà a dormire a causa dei pensieri incessanti.

Federico (16 anni): Sia a livello fisico con dolore alla pancia, tremolio e cattivo umore, che a livello mentale: quando mi trovo alle interrogazioni o ai compiti non capisco più nulla, come se in testa avessi un buco nero.

Federica (17 anni): Veri e propri attacchi di panico o forte tachicardia in momenti di paura.

Ludovica (17 anni): Divento molto più nervosa e irascibile con gli altri.

Ludovico (16 anni): Con piccoli attacchi di nausea, con l’aumento dei battiti o con l’iperattività.

Margherita (16 anni): Attacchi di rabbia incontrollati, tachicardia e nausea.

Maria Sofia (17 anni): In prossimità delle interrogazioni ho difficoltà a respirare e le lacrime agli occhi.

Maria Valeria (16 anni): Pianti, tensione e dolori muscolari; balbettii e mascella serrata (che rimane anche per giorni).

Matilde (16 anni): Ho continui cambi di umore, non riesco più a ridere come facevo prima e sto diventando dipendente dal telefono.

 

Pensi che la tua ansia sia compresa dagli adulti?

Alessandra (16 anni): Sì, penso che siano diventati più comprensivi in questo periodo

Chiara (17 anni): No, perché pensano che in adolescenza non ci siano grandi problemi.

Federico (16 anni): Sì, sia dai miei genitori che dai miei professori.

Federica (17 anni): Pur essendo compresa dagli adulti, al di fuori del contesto di nucleo familiare, noto una generale apatia.

Ludovica (17 anni): Non molto. Nella pandemia ci sono problemi più gravi e perciò gli adulti non danno molto peso a quello che stiamo provando.

Maria Sofia (17 anni): Non saprei, con me hanno sempre ironizzato, cercando di calmarmi.

Matilde (16 anni): Da parte degli adulti vicino a me sì. Cercano in ogni modo di affievolirla e di rendere la vita in casa più allegra e spensierata possibile. Però non credo che tanti adulti si siano resi conto dei disagi dei propri figli e dei danni che tutto ciò provocherà su di noi. Tanti ragazzi vivono situazioni al limite, che il forzato isolamento non ha di certo aiutato.

 

In questo periodo l’ansia è aumentata?

Chiara (17 anni): Sì, perché più cresco più dovrei capire cosa voglio fare nella mia vita e che strada intraprendere.

Federico (16 anni): Sì, sia per il Covid che per le riaperture delle scuole e per la mancanza di socializzazione.

Federica (17 anni): Decisamente! Sia per la diffusione del Coronavirus che per l'eccessiva gravosità delle attività scolastiche anche a causa della DaD.

Matilde (16 anni): Ho avuta paura di poter esser veicolo di contagio per mia nonna e non me lo sarei mai perdonato quindi ho limitato il più possibile i miei contatti per la paura di dover convivere con il senso di colpa. Il giorno in cui le hanno iniettato la seconda dose ho respirato a pieni polmoni. Ma non credo che sarà così facile tornare alla serenità di un anno fa.