Almeno una volta è capitato a tutti di essere oggetto di manipolazione mediatica: cerchiamo qualcosa su internet e nelle successive settimane le pubblicità di quel qual cosa ci insegue. È qualcosa che succede veramente molto spesso. Molti si chiedono come sia possibile. È possibile che i nostri cellulari e computer siano in grado di ascoltarci? L’anno scorso, il Senato Americano ha chiesto al co-fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, se i social siano in grado di spiarci. La sua risposta è stata no, ma molti non sembrano convinti di questa affermazione.
Come ci ascoltano?
Una campagna israeliana la pensa in modo diverso ammettendo che effettivamente i nostri cellulari ci spiano, ma per l’80% è colpa nostra: installando app senza controllarne la provenienza o accettando tutti i cookie, quei file che accettiamo sempre senza aver letto i termini e le condizioni per pigrizia. Quando condividiamo o mettiamo un semplice like, il social tiene traccia di ciò che facciamo online, per permettere al sito di fornirci sempre ciò che più ci piace.
Il fascino delle pubblicità
Ma come si spiega l’attrazione che si prova vedendo la maggior parte delle pubblicità? Mediante i confirmation bias (un fenomeno cognitivo umano per il quale le persone tendono a muoversi entro un ambito delimitato dalle loro convinzioni acquisite) coloro che lavorano in ambito pubblicitario riescono a sfruttare le debolezze umane, come il bisogno di prendere decisioni rapide davanti a determinati stimoli, ignorando informazioni che potrebbero esserci utili. Ad esempio, il modo in cui viene detta una cosa può avere una reazione positiva o negativa nei riguardi chi ascolta, perciò è importante presentare l’informazione in maniera giusta. La frase “Questo prodotto funziona 7 volte su 10” invoglia molto di più chi ascolta rispetto a “il prodotto non ha funzionato 3 volte su 10”.
Manipolazione social
Ma purtroppo, la manipolazione mediatica non si ferma ai semplici prodotti alimentari o di make-up. Come racconta Elisabetta Notaro, psicologa e psicoterapeuta: "Un terrorismo psicologico di questa portata non si era mai visto. Il sistema creatosi con il sopraggiungere del virus ci fa mantenere l’allerta alta, ci spiazza ogni giorno. La comunicazione è ossessivamente mirata a mettere solo paura. Non vengono dati consigli positivi su come stare bene o per rafforzare il sistema immunitario. Il sospetto è che si tratti di una potentissima arma di distrazione". La manipolazione sui social network è uno strumento di controllo che spesso finisce per sopprimere i diritti umani, screditare gli oppositori politici ed eliminare le opinioni dissenzienti. Facebook rimane la tecnologia principalmente scelta da tutti i paesi osservati per la manipolazione.
Numeri e meccanismi
Gli studiosi sono arrivati a concludere che nel 2019, la manipolazione dei social ha avuto luogo in 70 paesi, rispetto ai 48 paesi nel 2018. La curva è in crescita. In ogni paese, esiste almeno un partito politico che ha utilizzato i social per influenzare gli atteggiamenti pubblici nazionali. Le reti coordinate agiscono in contemporaneo, condividendo tutte insieme lo stesso argomento con l’obbiettivo di strumentalizzare il funzionamento dell’algoritmo. Questa strategia fa schizzare in cima ai top news. Così facendo, anche se la notizia non è al 100 % verificata, sarà comunque letta e presa per vera dalla maggior parte della comunità.
Quarto potere
I social e la stampa rappresentano quindi il quarto potere, capace di orientare e travolgere l’opinione pubblica. Internet è sicuramente la rivoluzione sociale più importante dei nostri tempi ma allo stesso tempo più pericolosa. Non condiziona soltanto la nostra vita, ma anche la nostra educazione e soprattutto il nostro modo di pensare che molto spesso viene manipolato.