La pandemia mondiale ha comportato una serie interminabile di effetti negativi ad essenzialmente ogni settore lavorativo, partendo dall’economia e arrivando all’industria, al turismo, allo spettacolo, all’agricoltura, all’arte; ma come ha realmente influenzato le menti degli adolescenti, costretti a casa senza la possibilità di incontrare i loro coetanei e di frequentare luoghi quotidiani come scuole, parchi e piazze?
Le conseguenze dell'isolamento
Quello che i ragazzi sono ormai costretti a vivere ogni giorno è qualcosa che va contro la loro indole e che modifica in maniera negativa la loro crescita. Per gli adolescenti è naturale uscire con i propri pari e volere stare con loro, ma rinchiudendoli in casa non hanno la possibilità di farlo o di fuggire dal controllo dei loro famigliari, a cui sono ormai sottoposti da più di un anno. Infatti, mentre in alcuni casi il ritrovo del tempo da passare con la propria famiglia poteva essere visto in modo positivo per coloro che spesso si trovano separati a causa di impegni, lavoro e studio, in altre situazioni le liti frequenti hanno comportato un maggiore sviluppo di disagi mentali. Obbligare i ragazzi a permanere in quel “riparo” produce in loro conseguenze pericolose e danneggianti dal punto di vista psicologico, oltretutto già verificate e confermate: si è infatti notato in loro un aumento di fenomeni come depressione, mancanza di motivazione e autolesionismo.
L'aumento dei casi patologici
Secondo degli studi effettuati dalla Fondazione Mondino (Istituto Neurologico Nazionale IRCCS di Pavia) le richieste di ricovero di adolescenti nei reparti di neuropsichiatria sono aumentate del 50% nell’ultimo anno, proprio perché si è notato un notevole e spaventoso aumento di casi di autolesionismo, fino al raggiungimento di veri e propri tentativi di suicidio. Oltre a questo fenomeno, si verificano in modo maggiore rispetto all’anno precedente al lockdown anche disturbi alimentari, dipendenza da computer e cellulare, aggressività e ritiro sociale, tutti sintomi riconducibili a stress post traumatico, che può provocare dei danni irreversibili, permanenti e complicati da eliminare. A seguito invece di una ricerca effettuata dall’Irccs Giannina Gaslini di Genova, ospedale pediatrico, sono emersi risultati che non riguardano solamente problemi comportamentali e abuso dei media e della tecnologia, ma evidenziano anche come molti adolescenti abbiano sviluppato irritabilità, instabilità emotiva, cambiamenti del tono dell’umore, disturbi d’ansia, sensazione di fiato corto e soprattutto disturbi del sonno. Il 71% di questa fascia d’età, infatti, non riesce ad addormentarsi, trova difficoltà anche nel risveglio e il ritmo del sonno appare dunque alterato. Inoltre, questo studio ha reso visibile che la presenza di tutti questi fenomeni nei ragazzi è dovuta anche a sintomi di stress presenti invece nei genitori, come disturbi d’ansia, dell’umore, del sonno e il consumo di farmaci ansiolitici.
Bisogno di aiuto
Secondo molti, gli adolescenti sono la fascia d’età che più ha pagato e sofferto durante la pandemia. Non poter andare a scuola, non poter vedere insegnanti, compagni, uscire con gli amici, fare sport o divertirsi li ha penalizzati. Bisogna perciò intervenire mettendo a disposizione sul territorio un numero maggiore di psicologi ed educatori che possano aiutarli nel migliore dei modi a limitare i danni provocati dalla pandemia e soprattutto cercare di accompagnarli in un ritorno alla normalità, riabituandoli ad una vita sociale in presenza in tutti i contesti, che non li costringa più ad utilizzare come unici mezzi di incontro le piattaforme di riunioni online o i social media.