Sicurezza sul luogo di lavoro e riduzione della giornata lavorativa: questi sono i principali traguardi ottenuti dai lavoratori dopo anni di battaglie operaie che vengono ricordate e celebrate il primo giorno del mese di maggio in molti Paesi del mondo.
La data del primo maggio diventò ufficiale nel 1889, quando a Parigi durante il primo congresso della Seconda Internazionale (un’organizzazione fondata dai partiti socialisti e laburisti europei) la giornata lavorativa venne ridotta da 16 a 8 ore e fu stabilita una manifestazione per ricordare quanto avvenuto a Chicago tre anni prima.
Dalla rivolta di Haymarket ai “Martiri di Chicago”
Intorno alla seconda metà del XIX secolo, durante la Seconda Rivoluzione industriale, iniziarono a nascere i primi movimenti sindacali che adottarono lo slogan “8 ore di lavoro, 8 di svago e 8 per dormire” sintetizzando così le loro richieste: condizioni di lavoro migliori e orari più umani.
Il primo maggio del 1886 alcuni lavoratori indissero uno sciopero generale a Chicago per rivendicare i loro diritti sul lavoro. Il 3 maggio le forze dell’ordine spararono sugli operai riuniti davanti ai cancelli della fabbrica di macchine agricole McCormick provocando la morte di due persone. Il giorno successivo degli anarchici riuniti presso l’Haymarket Square lanciarono una bomba che colpì due poliziotti. A quel punto la polizia sparò di nuovo sui manifestanti. Alcuni rimasero uccisi, altri furono condannati a morte nel 1887. Per questo vennero soprannominati “Martiri di Chicago”.
L’importanza della festa dei lavoratori in Italia tra caporalato e sfruttamento della manodopera
In Italia la Festa del lavoro fu ufficializzata nel 1891 e fu reintrodotta dopo il ventennio fascista al termine della Seconda guerra mondiale. Inoltre in questa data si ricorda anche la strage di Portella della Ginestra, una località in provincia di Palermo dove nel 1947 molti agricoltori si riunirono per manifestare contro il latifondismo: 11 di loro morirono sotto i colpi degli uomini del bandito Salvatore Giuliano.Tuttavia a distanza di mezzo secolo alcune categorie di lavoratori non hanno ancora ricevuto il pieno riconoscimento dei loro diritti.
Oggi, tra braccianti e rider
Il settore agroalimentare, ad esempio, è uno dei più colpiti dal sistema del caporalato. Secondo il “Rapporto Agromafie e caporalato” sono circa 180.000 i lavoratori, in prevalenza stranieri, sfruttati come braccianti nel Mezzogiorno d’Italia e non solo per un giro di 24,5 miliardi di euro (Coldiretti). C'è però anche un altro settore in cui lo sfruttamento della manodopera è in crescita, quello del food delivery. Lavoro in nero o sottopagato, minacce, ricatti e penali da pagare in caso di rottura delle attrezzature da lavoro sono solo alcuni degli aspetti dello sfruttamento di cui sono vittime i rider italiani. È quindi ancora fortissimo il significato di questa ricorrenza, soprattutto considerando le molteplici difficoltà cui sono andati incontro i lavoratori in quest’ultimo anno a causa dell’emergenza sanitaria che secondo l’OIL (Organizzazione Internazionale dei Lavoratori) potrebbe aumentare la disoccupazione nel mondo di circa 25 milioni. Oggi più che mai è dunque necessario aumentare le misure di sicurezza sul lavoro, tutelare le condizioni igienico-sanitarie e adottare politiche economiche a vantaggio dell’occupazione.