In Italia la Serie A femminile è il massimo torneo organizzato dalla FIGC (Federazione Italiana Giuoco Calcio) dove partecipano 12 squadre. In Spagna invece la Primera División Femenina de España (detta anche “Primera Iberdrola”) è l’equivalente della Primera División maschile, vi partecipano 18 squadre e il torneo iniziò a disputarsi nella stagione 1988-89.
In entrambi i tornei si stila un calendario dove si sfidano due squadre ogni partita, che vengono sorteggiate e si ha un match di andata e uno di ritorno: in caso di vittoria si ottengono 3 punti, in caso di pareggio 1, mentre per la sconfitta 0. La squadra che ottiene più punti vince il torneo proclamandosi “Campione” così da poter accedere alla UEFA Women’s Champions League insieme alla seconda classificata, mentre le ultime due retrocedono in Serie B o Segunda División Femenina.
Secondo quanto si legge su “El País”, in Spagna vengono dati 5 milioni di euro alle società di calcio femminile e 900 milioni a quelle maschili, gran parte dei quali vanno al Barcellona e Real Madrid. Il tasso di coloro che seguono il calcio femminile è abbastanza alto, infatti secondo un’indagine realizzata da Kantar Media la Spagna è al quinto posto in relazione alla popolarità del calcio femminile, ovviamente al primo posto troviamo il Brasile, mentre l’Italia è soltanto al settimo posto. Alcune volte bisognerebbe dare più importanza al calcio femminile: spesso molte giocatrici devono andare in altri Paesi più sensibili a questo tema, dove possono vivere della loro passione. In Italia il 2019 è stato sicuramente l’anno di svolta per il calcio femminile grazie all’enorme successo derivato dai mondiali, dove oltre 6,5 milioni di persone hanno seguito il percorso delle azzurre. Ad oggi la gran parte dei maggiori club europei ha già una squadra femminile più che altro per una questione di immagine. Purtroppo però in Italia il calcio femminile ancora non è ben visto in quanto ritenuto “inferiore” o troppo “noioso” rispetto a quello maschile nonostante ci sia un notevole aumento di ragazze che si iscrivono alle scuole calcio: questo però non basta a far cambiare idea alla stragrande maggioranza dei “tifosi del pallone”.
In Spagna per esempio le ragazze dell’under 17 e 19 hanno vinto nel 2018 l’Europeo, mentre quella under 20 si è classificata per i mondiali 2019.
Questa disuguaglianza tra il calcio maschile e femminile si nota anche negli stipendi: una donna che gioca a pallone guadagna il 16% in meno all’ora rispetto a un uomo. Un esempio è lo stipendio di Neymar, che corrisponde a circa 40 milioni di dollari che equivalgono a quello di oltre 1600 calciatrici professioniste.
Così nel 2019 i sindacati AEF (Asociación de Futbolistas Españoles), UGT (Unione Generali dei lavoratori) e Futbolista ON, insieme ai club Iberdrola League hanno iniziato uno sciopero il cui obiettivo era quello di creare un contratto che chiedesse un salario minimo di 20 mila euro, accordo stabilito nel 2020 con un salario minimo di 16 mila euro. In Italia invece le giocatrici non possono ricevere più di 30 mila euro a stagione, poiché considerate dilettanti e per questo in molte squadre di serie B non vengono nemmeno pagate ma giocano comunque perché la passione va oltre. Nel nostro Paese la differenza nel trattamento delle calciatrici rispetto ai calciatori è abissale: di media un calciatore maschio guadagna dai 46 milioni di euro in su.
Nonostante la notevole differenza di trattamenti tra calcio femminile e maschile, in Spagna si dà comunque più importanza a questo tema rispetto all’Italia dove è messo in secondo piano.
Parlando per esperienza personale, giocando io stessa a pallone, posso dire che la gente quando scopre che una ragazza gioca a calcio ne rimane stupita, come se fosse una cosa strana, fuori dal comune e per questo giudica. Non si arriva a pensare che il ragazzo a volte è obbligato a farlo, mentre nella ragazza c’è una vera e propria passione che la spinge a questa scelta “controtendenza”. Quindi l’invito per tutti è quello di aprire gli occhi e capire che le ragazze sono forti tanto quanto i maschi a calciare quel pallone, se non di più…