“L'eurocentrismo è la pratica, più o meno conscia, di esaltare il ruolo storico e culturale dell'Europa e, più in generale, della cultura occidentale a spese di altre aree. L'eurocentrismo portò a ritenere la civiltà europea superiore alle altre; questo veniva rafforzato dall'egemonia europea su tutto il globo. Influenzò la lettura della storia culturale e sociale degli altri popoli non europei attraverso modelli e principi tipicamente europei.”
Ora che sappiamo cos’è l’eurocentrismo, non è difficile pensare a come questo concetto influenzi altre aree della nostra società, e tra le tante, la concezione di bellezza.
Ecco alcuni esempi di pratiche adottate per assecondare questa convinzione.
Gli interventi chirurgici in Corea, espressione dell'imperialismo americano
“Nel 2016, un rapporto di ricerca di HSBC ha previsto che la blefaroplastica, più comunemente nota come chirurgia a doppia palpebra, sarebbe arrivata a un mercato di 800 miliardi di yuan ($ 118,8 miliardi) nel 2019, e questo è solo in Cina.”
Procedura chirurgia che consiste nella rimozione della piega palpebrare superiore, vede il suo arrivo in Asia negli anni ’50. Guerra in Corea: il chirurgo americano Ralph Millard è il primo a operare le spose di guerra dei soldati americani. L’intenzione è quella di eliminare quel segno di devianza, e di far apparire i coreani più buoni e affidabili. "L'assenza della piega palpebrale produce un'espressione passiva che sembra incarnare il modo stoico e privo di emozioni dell'orientale", scrive lo stesso Millard. Da lì in poi le spose coreane si operano in massa: considerate una minaccia culturale e razziale per l’America, “occidentalizzarsi” era l’unico modo per apparire più accettabili, meno minacciose agli occhi degli uomini. A oggi è la Corea del Sud ad avere il primato mondiale per interventi chirurgici. La blefaroplastica rimane la procedura tutt’oggi più richiesta, e sono numerose le k-pop star che si sono sottoposte alla chirurgia della doppia palpebra.
Sbiancanti per la pella: perché sono espressione delle supremazia bianca
Miscele di sostanze chimiche che riducono la quantità di melanina, ma tossiche per la pelle. Cosa spinge le persone ad acquistarne in massa?
“In un certo numero di paesi africani, tra il 25 e l'80% delle donne utilizza regolarmente prodotti sbiancanti per la pelle. In Asia, questo numero è di circa il 40%. In India, oltre la metà dei prodotti per la cura della pelle viene venduta per sbiancare la pelle.”
Stati Uniti: gli schiavi dalla pelle più chiara venivano considerati più intelligenti e qualificati degli altri, a cui spettavano i lavori più faticosi. Le donne afroamericane cominciano a utilizzare questi prodotti dalla metà del XIX secolo, ma diventano popolari nell’era della segregazione razziale. Ciò succede anche per le donne immigrate dall’Asia orientale. E ancora Tanzania, Thailandia, Filippine, Sud America, Caraibi, Giamaica (alcune di queste pratiche consistevano nel bruciare lo strato superiore della pelle. L’eredità è quella dei conquistadores). E poi India, che ha una lunga storia di colonizzazione inglese, dove il famoso brand di prodotti sbiancanti “Fair and Lovely” fattura ogni anno milioni di rubie. Il marketing del prodotto in tutti i paesi implica che una pelle più bianca equivale a bellezza e fiducia in se stessi, e può farti apparire più attraente e intelligente, farti trovare lavoro o un marito. Numerosi studi condotti nei paesi colonizzati dall’Europa testimoniano la percezione della pelle chiara come pulita, bella, simbolo di ricchezza, e può addirittura migliorare le prospettive di matrimonio. L’esperimento della bambola Clark ne è la prova.
Esperimento delle bambole Clark e Razzismo interiorizzato
Quando nel ’54 a un gruppo di bambini neri viene chiesto di scegliere tra due bambole nere e due bianche, la maggior parte di loro sceglie quelle bianche. “È più bella”, rispondono. Dopo aver descritto le bambole nere con parole quali “brutte”, “sporche” o “cattive”, “qual è quella che ti somiglia di più?” è la domanda più inquietante, perché i bambini indicano le bambole nere. Ciò che trasmette la società viene interiorizzato dagli individui e porta a un senso di inferiorità. È da lì allora che bisogna partire. Anni e anni di pubblicità, film, riviste che promuovono un ideale di bellezza tutto eurocentrico non possono che causare danni a coloro che non ci rientrano. Ecco allora che il modo per essere percepito positivamente nella società è conformarsi ai suoi standard: “la rinoplastica è l'intervento più richiesto dalle comunità straniere, perché ridurrebbe gli elementi somatici considerati difformi dalle società "ospitanti"”. Molti i casi di immigrati che si sottopongono a interventi chirurgici per sembrare “più europei”; e se la tendenza generale a finire sotto i ferri è in calo del 9%, è in aumento del 12% tra le minoranze etniche negli Stati Uniti. Tendenza che si sta diffondendo anche in Italia.
Perché è importante la rappresentanzione
“The Fashion Spot ha compilato un sondaggio che ha mostrato che il 78% di tutti i modelli presenti nelle pubblicità di moda della primavera 2016 erano bianchi, secondo il Guardian. Il che ha lasciato l'8,3% dei modelli neri, il 4% dei modelli asiatici e il 3,8% dei modelli ispanici.”
E questo non vale solo per la pubblicità, ma anche nel mondo del cinema e in quello della moda (Solo il 15% delle modelle che calcano le passerelle sono di colore). Tutto ciò che ci circonda ci ricorda che i tratti eurocentrici sono i più desiderabili, così bisognerà aspettare il 1974 per vedere la prima modella afroamericana sulla copertina di Vogue. E così le donne afroamericane sono quelle che spendono di più in trattamenti liscianti, perché i loro capelli naturali sono troppo “etnici” o “sporchi” e “poco professionali”; in Asia orientale la chirurgia della doppia palpebra è la più diffusa, in India i prodotti sbiancanti sono i più utilizzati e le rinoplastiche tra le minoranze sono in aumento.
È fondamentale analizzare con sguardo critico quello che arriva dai media, per diventare consapevoli dei meccanismi che operano nella società e mettere in discussione ciò che abbiamo interiorizzato.