In psicologia, uno stereotipo è una qualsiasi opinione rigidamente precostituita e generalizzata, cioè non acquisita sulla base di un'esperienza diretta e che prescinde dalla valutazione dei singoli casi, su persone o gruppi sociali. Quando parliamo di stereotipi di genere, in particolare, intendiamo l’insieme delle credenze condivise dalla società riguardanti i comportamenti, le professioni, i tratti fisici, il modo di vestire di una persona... che gli vengono attribuiti in base al genere: non essere conformi a questi canoni comporta spesso l’essere considerati “femminucce” o “maschiacci”.
I dati
Il 58,8% della popolazione tra i 18 e i 74 anni, senza particolari differenze tra uomini e donne, si ritrova in questi stereotipi: aumentano con l’aumento dell’età e tra i meno istruiti; le percentuali aumentano nel sud Italia, in particolare in Campania (71,6%) e Sicilia, mentre diminuiscono soprattutto al Nord-est.
I più diffusi
Gli stereotipi di genere più comuni sono che sia più importante per un uomo avere successo in campo lavorativo; che le donne devono occupare delle faccende domestiche e che l’uomo deve provvedere a soddisfare i bisogni della famiglia a livello economico. Le percentuali di tutte e tre sono incredibilmente alte e si aggirano infatti intorno al 30%. Anche solo leggendo questi pochi esempi ci accorgiamo immediatamente di vivere in una società patriarcale dove sono gli uomini il sesso forte: sono loro ad avere il potere in ogni campo e l’indipendenza.
Mascolinità tossica
Questi stereotipi non hanno fatto altro che rafforzare alcune idee che hanno portato a quella che viene definita mascolinità tossica. In un articolo del New York Times, la mascolinità tossica viene descritta come "Un insieme di comportamenti e credenze che comprendono il sopprimere le emozioni, mascherare il disagio o la tristezza, il mantenere un’apparenza di stoicismo, e la violenza come indicatore di potere". Si cerca quindi di insegnare ai bambini a dare l’immagine dell’uomo duro: quello che non piange, che non esprime le sue emozioni, che non è toccato dal giudizio altrui: l’importante è non essere visti come deboli e vulnerabili, come “femminucce”. La mascolinità tossica inoltre non fa altro che far credere all’uomo che il potere sia nelle sue mani e solo dimostrando di averlo può essere considerato forte e virile: parte di da questa convinzione si può arrivare a eventi tragici come la violenza sulle donne o addirittura in femminicidio: la donna viene vista come proprietà privata su cui quindi l’uomo può esercitare il suo potere.
... anche nei giocattoli
Immaginiamo ora di entrare in un negozio di giocattoli: troveremo una parte quasi completamente rosa e sugli scaffali Barbie, bambole e peluches: giochi da bambina che fin da subiti ci mettono nell’ottica che questa debba prendersi cura di ciò che ha tra le mani; oppure troveremo collane e trucchi, tipici campi di interesse femminili secondo la società. Abbiamo poi il reparto dei giochi “da bambino” che richiedono una partecipazione più attiva e che permettono anche di esercitare abilità come la creatività e la coordinazione: palle, macchinine, mattoncini per le costruzioni, armi e soldatini. Fin da piccolissimi veniamo educati a ruoli fortemente stereotipati.
Nello sport
Crescendo poi lo vediamo anche nello sport: calcio, basket, box per i maschi e danza o ginnastica per le femmine; e nel momento in cui questo non accade? ci troviamo davanti a un bambino che viene considerato debole, una femminuccia o una bambina descritta come troppo maschile che cerca di fare ciò’ che fanno i maschi ma senza lo stesso risultato.
Negli studi
Sono sempre gli stessi stereotipi che spesso influenzano anche la scelta della scuola superiore: nei licei, più’ teorici, abbiamo sempre una percentuale più alta di ragazze, soprattutto in licei incentrati su materie umanistiche (nei licei con indirizzi scientifici la differenza diminuisce). La situazione è opposta invece negli istituti tecnici,dove le ore di laboratorio pratico aumentano, il numero dei ragazzi è nettamente maggiore (le eccezioni sono gli indirizzi di turismo e amministrazione,finanza e marketing). Per quanto riguarda gli istituti professionali infine i numeri variano in base all’indirizzo.
Controcorrente
C’è però qualcuno oggi che sta “andando controcorrente”, cercando di combattere stereotipi e mascolinità tossica: pensiamo ad esempio a cantanti come Harry Styles, Yungblud, Conan Gray o nel panorama italiano da Fedez, ai Maneskin, ad Achille Lauro o Ghali, oppure ancora attori come Timothée Chalamet, Ross Lynch e Tom Holland, che nonostante vengano spesso criticati per “essere troppo femminili” o indossare accessori e smalto, sfidano la società indossando gonne, borse e trucco colorato (anche se già anni fa qualcuno stava cercando di portare un cambiamento: Kurt Cobain, David Bowie o Freddie Mercury ad esempio).