In Myanmar i giovani hanno deciso di portare avanti una battaglia contro il recente colpo di stato del 1° febbraio utilizzando come simbolo della protesta le uova di Pasqua. La situazione nell’ex Birmania sta diventando tragica.
I motivi della protesta
Il Myanmar, noto anche come Birmania, si trova nel sud-est asiatico. Il Paese, dopo aver ottenuto con difficoltà l'indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1948, è stato governato dalle forze armate fino al 2011, quando è tornato un governo civile. Nel 1989 l'esercito al potere ha cambiato il nome del paese da Birmania a Myanmar. Le due parole significano in realtà la stessa cosa, ma Myanmar è la versione più formale. All’inizio di quest’anno, il 1° febbraio, a seguito delle elezioni vinte dal partito democratico della leader Suu Kyi, le forze armate hanno sparso terrore nelle strade dichiarando uno stato d’emergenza per ben un anno. La signora Suu Kyi è stata portata in un luogo sconosciuto e condannata al carcere per diverse accuse, tra cui la violazione dei segreti ufficiali del Paese.
Chi è la pacifista Aung San Suu Kyi?
Aung San Suu Kyi, icona della democrazia in Myanmar, insignita del premio Nobel per la Pace nel 1991, è diventata famosa negli anni ’90 come leader del partito NDL che si batteva per il ripristino della democrazia nel loro Paese. È rinomata anche per aver lottato a favore di una minoranza etnica, da sempre considerata straniera e da sempre perseguitata, conosciuta col nome di Rohingya.
La protesta delle uova di Pasqua
Proprio due giorni fa i protestanti hanno fatto sentire il loro dissenso. Contro la giunta militare che sta prendendo piede nel loro Paese e a favore di un governo civile, i cittadini di Myanmar sono scesi in piazza, ma questa volta diversamente dal solito. Oltre a canzoni di protesta, i manifestanti hanno portato anche, a tema pasquale, uova decorate con slogan contro il regime, con disegnato il volto di Suu Kyi, o con il segno del saluto a tre dita, simbolo di resistenza. I giorni seguenti ci sono stati anche un “Silent Strike”, in cui i manifestanti hanno lasciato le strade vuote, e un “Lower Strike”, in cui hanno posato fiori nei luoghi pubblici per onorare la donna detenuta dai militari. Soldati e polizia hanno cominciato ad intimidire prima con bombe d’acqua, ora con proiettili, uccidendo in così pochi giorni 557 persone (e 2658 che sono ora in carcere).
La situazione
La situazione diventa sempre più preoccupante, perché adesso alle milizie non è più sufficiente spargere paura con incursioni notturne. Ora, chiudendo l’accesso alle reti wireless e ai mezzi di comunicazione come Internet, stanno rendendo difficile ai cittadini avere contatti al di fuori del paese. "Sono vicino ai giovani di tutto il mondo e, in quest’ora, specialmente a quelli del Myanmar, che si impegnano per la democrazia, facendo sentire pacificamente la propria voce, consapevoli che l’odio può essere dissipato solo dall’amore". Lo ha detto Papa Francesco in occasione della benedizione Urbi et Orbi in piazza San Pietro.