Quando possiamo definire un oggetto come obsoleto o superato? Ad esempio, un Iphone di 5 anni fa è considerato obsoleto per il tempo corrente, ma lo è veramente?
Tecnologia dell'informazione
Negli ultimi decenni la nostra visione del mercato degli oggetti è cambiata radicalmente. Questo cambiamento va di pari passo con il salto tecnologico che ha caratterizzato l’era moderna: se nel secolo prima si era parlato di tecnologia dei prodotti (industria) in luogo della tecnologia degli oggetti (artigianato), ora si sta passando alla tecnologia dell’informazione: l’oggetto è passato da essere il fine dell’industria, all’essere solo un fattore nel grande sistema dei consumi.
Consumo psicologico e consumo oggettivo
Che cosa dunque si consuma? Nel passato il consumo degli oggetti era molto lento, dato che talvolta l’oggetto durava più del soggetto, e ciò rappresentò un problema per lo sviluppo industriale: la capacità produttiva dell’industria cresceva molto di più della capacità di consumo della società, e ciò generava problemi di sovrapproduzione. Nell’era moderna, per ovviare al problema, all’oggetto si è sostituita la sua immagine: l’immagine è fragile, si logora presto. La gente si è abituata a disfarsi di cose che potevano ancora servire, ma la cui immagine le rende obsolete. Nel passato un oggetto era obsoleto quando diventava inusabile e inutile, non tenendo conto delle nuove uscite; ora invece un oggetto diventa obsoleto proprio a causa di queste ultime, e ciò ci spinge a disfarcene ben prima della fine del suo ciclo vitale. Un telefono di 6 anni fa è in grado di fare tutte le cose di cui abbiamo bisogno al tempo corrente, tuttavia è considerato superato e inutile a causa dei nuovi modelli. Tutto ciò gira sul fatto che il consumo psicologico è molto più rapido del consumo oggettivo: basta infatti presentare un nuovo prodotto e quello vecchio diventa immediatamente obsoleto. Dunque il fattore su cui gira il mercato è la novità, la notizia. Si è passati dal puro miglioramento dell’immagine, al semplice rinnovamento, in peggio o in meglio, dell’immagine, fino a farla diventare nient’altro che una notizia. Tutto questo avviene poichè il mondo dell’industria si basa sulla psicologia collettiva: il sistema industriale perderebbe giri se la cosiddetta “ansia del consumo” non crescesse continuamente.