A proporlo è stato il neo segretario del PD Enrico Letta nel suo discorso rivolto alla Assemblea nazionale del Partito Democratico, nel giorno in cui poi è stato eletto, dichiarando che: “La necessità di dare voce ai giovani non può essere più attuale che oggi, in tempi di pandemia, quando la scuola è stata spesso messa in secondo piano e i bisogni dei ragazzi in un angolo”. Già alla fine del 2019, sull’onda del movimento “Fridays for future”, Letta aveva proposto al Governo Conte di abbassare l’età del diritto al voto ai 16 anni. In un’intervista al quotidiano La Repubblica sosteneva che: “Sarebbe un modo per dire a quei giovani che abbiamo fotografato nelle piazze, lodando i loro slogan e il loro entusiasmo: vi prendiamo sul serio e riconosciamo che esiste un problema di sottorappresentazione delle vostre idee, dei vostri interessi". L’idea di estendere il diritto di voto ai sedicenni, quindi, non è del tutto nuova e non si tratta neanche di un’esclusiva italiana.
La situazione in Italia e in Europa
In Italia l’articolo 2 della Costituzione stabilisce che il diritto di voto si acquisisca con la maggiore età, ovvero 18 anni. Dai 16 anni invece è possibile, per esempio, interrompere gli studi e avere un lavoro. Secondo i dati Istat, i 16-17enni in Italia sono circa 1,1 milioni, con un’incidenza del 2,2% sugli attuali 49 milioni degli aventi diritto di voto. In Europa alcune nazioni hanno già abbassato l’età per votare: la prima è stata l’Austria, nel 2007, a cui è seguita Malta nel 2018. In Grecia possono votare i diciassettenni e anche altri Paesi hanno fatto delle concessioni simili.
Le ragioni del SÌ
Le scelte politiche del Paese sono oggi nelle mani di una generazione che ha una prospettiva di vita inferiore a quella dei giovani. La proposta consentirebbe quindi di riequilibrare, seppure in modo marginale, il divario esistente, bilanciando il gap generazionale che si osserva ad ogni elezione. Un altro vantaggio potrebbe derivare dall’entusiasmo, dalle nuove idee e da una nuova coscienza politica, che appartiene principalmente alle generazioni più giovani: sicuramente peserebbero di più le questioni legate al clima, al diritto allo studio, alla ricerca scientifica e all’innovazione tecnologico-digitale, e anche a tematiche di natura sociale come la violenza di genere e le discriminazioni raziali. I dati sul servizio civile riportati dal Sole 24 Ore, dicono inoltre che: «Abbinare l’estensione del diritto al voto […] a un potenziamento del diritto alla cittadinanza nelle scuole, potrebbe essere il modo più efficace per rafforzare […] l’interesse a capire meglio le sfide del proprio tempo e il percepirsi come parte attiva per le soluzioni da dare».
Le ragioni del NO
Tra gli argomenti contrari all’estensione del voto ai sedicenni primeggia l’idea che a questa età non si abbia una sufficiente consapevolezza e maturità, e che sia scarsa la coscienza politica. Inoltre molti pensano che siano gli stessi sedicenni a non essere convinti e interessati in merito alla possibilità di avere diritto al voto. Infine è opinione abbastanza comune quella che i sedicenni tenderebbero a votare secondo il pensiero familiare e se così fosse, dare loro la possibilità di voto non avrebbe molta influenza sui risultati elettorali.