“Non voglio si aspetti un momento di più per intraprendere azioni di buon senso che salvino vite: dobbiamo mettere al bando le armi d’assalto in questo Paese”, ha tuonato Biden lunedì, poche ore dopo la strage di Boulder, Colorado, seconda sparatoria di massa nel giro di sei giorni. Già martedì scorso un episodio simile si era verificato ad Atlanta, anche se in questo caso il killer era mosso da motivi ben precisi, come appurato dalla polizia locale, ovvero l’odio razziale nei confronti di cittadini di origine asiatica. E proprio l’assenza di un movente da parte del secondo killer (quello di Boulder, ndr.) nel commettere la strage è ciò che terrorizza di più l’America, perché non si parla di episodi singoli, ma di vere e proprie costanti nella storia recente americana.
Il Colorado, infatti, vive in questi giorni il suo terzo post-strage dal 1999, dato inquietante anche per il numero delle vittime nello Stato da inizio millennio: trentacinque. I precedenti: nel 1999 nella scuola di Columbine entrarono due individui armati che uccisero tredici studenti; mentre nel 2012, durante la proiezione de “Il Cavaliere Oscuro: Il Ritorno”, un uomo travestito da Joker entrò in una sala e uccise dodici spettatori. Anche il bilancio nazionale della scorsa settimana è agghiacciante: 18 vittime, di età diverse (la più giovane di 20 anni, la più anziana di 65), ma tutte accumunate dalla sfortuna di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato: nel primo caso in un centro massaggi, nel secondo in un supermarket.
Arrestati entrambi i killer, due ventunenni: Robert Aaron Long, nessun precedente, sostiene di non esser stato mosso da odio razziale ma da "dipendenza sessuale”, pista sulla quale le autorità stanno investigando; e Ahmad Al Aliwi Alissa, soggetto a scatti d’ira, paranoie e disturbi mentali, già osservato dell’ FBI per via dei suoi contatti con soggetti sotto indagine. Quest'ultimo ha usato un fucile d’assalto semiautomatico Ar-15, impiegato anche da truppe dell’esercito, comprato insieme ad altre armi in un negozio specializzato sei giorni prima della strage, cosa che Biden ritiene ormi inammissibile.
Le proposte di legge ferme da mesi
E a tal proposito entrano in gioco i due disegni di leggi tanto promessi e osannanti durante la campagna elettorale, che andrebbero a modificare sia la gamma di armi acquistabili sia la modalità di acquisto. I controlli sui clienti sarebbero più dettagliati e sarebbe concesso l’acquisto solo a soggetti con fedina penale “pulita”. Inoltre il catalogo di armi acquistabili verrebbe ristretto significativamente con la messa al bando di tutte le armi semi-automatiche, automatiche e, più in generale, militari, per tutti coloro sprovvisti di un porto d’armi autorizzato e verificato. Ma questi disegni di legge sono bloccati al Congresso ormai da mesi, suscitando l’ira della Casa Bianca, che ha già manifestato in più di un’occasione la propria irritazione.
Il Senato è infatti spaccato, con i Democratici che sostengono il Presidente e i Repubblicani, in maggioranza, contrari a ogni modifica. Martedì l’audizione alla commissione giustizia del Senato, dove l’argomento era all’ordine del giorno, è finita con un nulla di fatto e con tensioni tra le due parti sempre più alte. E a gettare benzina sul fuoco ci ha pensato il senatore del Texas Ted Cruz, che ha bollato come “un teatro ridicolo” l’audizione e ha sostenuto addirittura che solo una maggior diffusione, e non limitazione, delle armi possa fermare le stragi. Pure la deputata del Colorado Lauren Boebert è finita nella bufera per alcune dichiarazioni e azioni controverse anche non recenti, ma venute alla luce solo ora: ha dichiarato infatti: “Non permetterò a Biden di portarci via la le nostre pistole”; pistole che sempre lei ha sfoggiato in più di un’occasione come sfondo durante le assemblee da remoto del Congresso. E adesso il mondo osserva gli Stati Uniti: sarà davvero “rivoluzione”?