È passato un anno da quando l’ex presidente del consiglio Giuseppe Conte ha reso ufficiale il decreto in cui veniva raccomandato agli italiani di rimanere chiusi in casa. Molte persone hanno subito trovato una soluzione per svolgere il proprio lavoro in queste nuove condizioni, ma per alcuni lo smartworking è impossibile: il fabbro, il falegname, il tappezziere, il sarto, il muratore. L’Italia è la patria dei lavori manuali e dell’artigianato, ma con l’avvento della pandemia le persone che svolgono questi tipi di mestiere sono diminuite.
La pandemia ha colpito in particolare gli artigiani. Quasi la quasi totalità della popolazione italiana che svolge lavori manuali è rimasta ferma durante il lockdown, senza uno stipendio e soprattutto con una famiglia da mantenere. D’altro canto gli individui che si sono adattati al lavoro a distanza sono in tanti, lo dimostrano i dati: in Italia il 61% della popolazione ha potuto continuare a svolgere le proprie mansioni da casa senza rischi e problemi.
Riadattarsi per andare avanti
Durante i mesi di lockdown le persone che svolgono dei mestieri manuali hanno cercato di reinventarsi per quanto possibile, aprendo dei siti online per la vendita dei loro prodotti. Il made in Italy è così approdato online, aumentando l’accessibilità a un artigianato fino a questo momento spesso strettamente rionale e locale. L' Italia prova ad adattarsi e a rendersi più tech, così da potersi elevare a modi di fare già largamente diffusi in altri paesi.
Evoluzioni in mezzo alle difficoltà
È tuttavia innegabile che da una parte il nostro sistema economico non è ancora pronto ad affrontare un cambiamento di una mole così importante, dall’altra rimangono fuori da questi espedienti molti mestieri che oggi più che mai abbiamo imparato ad apprezzare.
Per quanto riguarda il primo punto, stiamo vivendo una grave crisi che non è soltanto economica, quanto piuttosto sociale: i commercianti e gli artigiani sono propensi al cambiamento, ma sono debilitati da mesi di chiusure e limitazioni che non consentono loro di operare con i giusti mezzi al massimo delle loro possibilità.
Quei mestieri che non possono essere traslati in modalità a distanza, sebbene umili, muovono dalle fondamenta l’economia del nostro paese e sono perciò motivo di vanto.
Alla luce di tutto ciò, nascono spontanee alcune domande: gli italiani sceglieranno anche per il futuro di sfruttare lo smartworking? Riusciremo a migliorare i mezzi che ci consentano di evolverci in termini tecnologici? Impareremo ad apprezzare tutti quei semplici ma nobili mestieri che sono stati penalizzati dalla pandemia?