È ormai passato più di un anno dall'inizio del lockdown, e i cambiamenti sono molti ed evidenti in moltissime famiglie. Disagi di natura economica, lavorativa e sociale sono molto diffusi, e si sono venute a creare delle disuguaglianze che spesso contribuiscono ad acuire il già grande divario tra ricchi e poveri, giovani e fasce più adulte.
Annamaria Palmieri, assessora all'Istruzione e alle Politiche Sociali di Napoli, crede che alla povertà "concreta" vada affiancata anche una povertà formativa, che si acuisce in quella che è l'era della DAD: "La nostra città soffre di mancanze materiali ma anche educative, e tra le due esiste un circolo vizioso notevole", spiega in esclusiva a Zainet, "La scuola è un presidio indispensabile per le famiglie, ma nondimeno è il porto sicuro per le relazioni e per il benessere dei bambini, e l'assenza di ciò li ha colpiti duramente".
L'amministrazione di Napoli si è trovata quindi a dover rispondere con pari forza a due disagi di tipo diverso, anche se complementari.
La risposta alla povertà materiale
Per tentare di tamponare l'enorme danno causato dal lockdown e dalle varie chiusure emergenziali, le istituzioni del capoluogo campano sono intervenute attivamente a fianco del governo. Già nell'aprile 2020, per fornire assistenza alle famiglie più colpite, è stato attivato il Fondo Cuore di Napoli, con un'iniziale spesa di un milione di euro ricavati dalle casse comunali e da donazioni di privati.
Non solo: "Abbiamo agito per favorire le reti di solidarietà e deliberato la sospensione dei pagamenti dei tributi, cercando di aiutare soprattutto le categorie più colpite: mercanti, ristoratori e gli operatori del turismo e della cultura" illustra Palmieri.
In un contesto nel quale aumenta la violenza domestica sulle donne, il Comune ha anche attivato delle residenze protette per le vittime di abusi, che si aggiungono a quelle riservate al personale sociosanitario.
La lotta alle disuguaglianze della scuola 2.0
Annamaria Palmieri spiega che in questo anno di emergenza pandemica, il suo assessorato e l'intera amministrazione napoletana hanno collaborato proficuamente con le scuole, le reti del civismo attivo e con i servizi sociali, per limitare al massimo l'inevitabie impatto che distanziamento e DAD stanno avendo sui più giovani.
Un rapporto ISTAT pubblicato questa settimana ha evidenziato come negli ultimi dodici mesi l'8% degli studenti non abbia potuto accedere alla DAD, percentuale che sale al 23% se si tratta di ragazzi con disabilità. Il numero cresce ancora se si prendono in considerazione i giovani che non hanno a disposizione sufficienti dispositivi o una connessione internet adeguatamente funzionante. A Napoli, la risposta si è trovata con la DAD solidale: "È un'iniziativa che vuole innanzitutto scongiurare l'abbandono scolastico" commenta l'assessora, "Con gli operatori abbiamo messo a disposizione spazi educativi diffusi, dei quali usufruiscono circa cinquecento bambini e adolescenti che non devono essere abbandonati". Ciononostante, non manca una nota di rammarico: "La disuguaglianza anche di fronte a una malattia che prende tutti acuisce le sofferenze".
Un ritorno al Sud?
Nel periodo tra settembre e ottobre 2020 gli atenei campani, così come tutti quelli del Sud Italia, hanno registrato un notevole aumento delle iscrizioni rispetto allo stesso periodo nell'anno precedente. All'Università L'Orientale si parla di una crescita del 47%, mentre alla Federico II il dato si attesta al 34%. Il fenomeno, in parte ancora da chiarire, sembra presagire un ritorno dei giovani al Sud, che nel periodo della pandemia preferiscono rimanere vicini alle loro famiglie invece che emigrare al Nord.
L'assessora Palmieri rimane comunque cauta: "Non è prevedibile sapere cosa accadrà quando le limitazioni alla circolazione interne al Paese cadranno, ma mi auguro che i nostri giovani possano tornare a scegliere liberamente sul loro futuro; non la pandemia, ma un miglioramento delle aspettative di vita e della prospettiva di successo formativo e lavorativo devono spingere i ragazzi di Napoli e del Sud a restare nella loro terra".
La scuola torni al centro
Dati alla mano, Annamaria Palmieri sa bene come la chiusura delle scuole, una costante durante l'emergenza, stia impattando sulle giovani generazioni ormai da un anno: "Trovo terribile che una delle misure privilegiate continui ad essere la chiusura delle scuole, come se esse non rappresentassero un asset produttivo: la formazione è insostituibile per la crescita del Paese e deve tornare al centro, non essere un capro espiatorio della crisi".
L'assessora non nasconde il timore di cosa accadrà quando, finalmente, le scuole di tutto il paese riapriranno definitivamente le loro porte: "Sarà necessario un lavoro di ricostruzione educativa intenso per superare le conseguenze che questa privazione ha avuto sul piano del benessere psicofisico dei ragazzi, dell'inclusione di cittadinanza e dello sviluppo complessivo".
Intanto, a un anno dall'inizio del lockdown, la maggior parte delle scuole del paese rimane chiusa.