In un documento diffuso da Mani Tese, l'ONG che da anni si batte per la giustizia sociale, economica e ambientale, si legge che: "Un bambino che abbandona la scuola è un bambino abbandonato". Inoltre, quest’anno con il COVID-19, il rischio dell’abbandono scolastico è chiaramente più alto. Come evidenziato in una recente nota dell’USR Piemonte: “Nonostante l’inestimabile valore dell’impegno profuso dagli insegnanti italiani, a cui bisogna dar merito, la didattica a distanza ha comunque generato, vuoi per ragioni infrastrutturali, vuoi per limiti di formazione dei docenti, vuoi per la condizione socio economica culturale delle famiglie, soprattutto a discapito degli studenti più esposti o fragili, e dunque più vulnerabili, un rischio di ampliamento delle disuguaglianze sociali”.
I fattori dell'abbandono
La coesistenza di fattori come: difficoltà cognitive o di apprendimento, mancanza di autostima, condizioni socio-economiche complesse e scarsa qualità della didattica attuata, possono indurre lo studente ad abbandonare il percorso d’istruzione. Vi è inoltre, una forma implicita di dispersione. Si verifica quando gli allievi frequentano la scuola ma non traggono dall’esperienza formativa una preparazione adeguata. Ciò causa una grave lacuna culturale e nella preparazione, nonostante non precluda la riuscita di ogni singolo individuo sul piano lavorativo.
Gli interventi
L’Invalsi, l'Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione, si sofferma sulle misure di intervento per contrastare l’abbandono scolastico, focalizzate perlopiù sul sostegno individuale agli studenti più svantaggiati. La maggior parte delle politiche di intervento si basano infatti sull’identificazione precoce delle difficoltà di apprendimento e agiscono con l’offerta di un sostegno mediante piani di apprendimento individuali, e/o con incentivi finanziari per le famiglie economicamente svantaggiate. È stato dimostrato per esempio che l’offerta di sostegno linguistico agli studenti di origine straniera diminuisce il rischio di abbandono tra gli ultimi arrivati. Si è rivelato molto utile anche il coinvolgimento diretto dei genitori. In molti Paesi sono state introdotte delle misure per monitorare l’assenteismo dei ragazzi e nelle scuole sono state inserite figure professionali specializzate nel sostenere gli studenti negli aspetti relativi alla salute e al benessere psicologico.