La nostra società è totalmente influenzata dai social network, ma soprattutto dal giudizio di coloro che ci circondano. La paura di non piacere agli altri può essere ritrovata ogni giorno, nella maggior parte delle persone. Questo argomento viene spesso sottovalutato, dimenticando il valore delle parole e le conseguenze che comportano se dette in modo sbagliato. Il grandissimo difetto dei nostri tempi è il fatto che ci basiamo sulla superficialità, sull’apparire e sull’aspetto esteriore delle persone. Ciò riguarda specialmente il genere femminile; le donne ne sono la vittima più colpita, ma anche gli uomini sono targettizzati.
Questa società ci porta a non amarci, ad odiarci, a non valorizzarci, a farci sentire come se fossimo sbagliati. Produce degli standard di bellezza impossibili da raggiungere, che creano insicurezze, che condizionano negativamente il nostro giudizio e a volte anche il nostro stile di vita. Le immagini sono uno strumento potentissimo, e se usate nel modo sbagliato possono avere conseguenze devastanti, come il farci pensare che la bellezza esteriore sia più importante rispetto a quella interiore.
Ma qual è lo standard di bellezza? È sempre stato lo stesso nel corso del tempo?
Tempi che vai, bellezza che trovi
Il concetto di bello è cambiato da epoca a epoca e da cultura a cultura. Dai fianchi rotondi dell’Antica Grecia, alla vita strettissima dell’epoca vittoriana, dal fisico a clessidra e curvy delle donne degli anni ’50 ai corpi androgini dei ’60 e dei ’90. L’evoluzione della bellezza nel tempo è legata alla percezione della donna nella società: così come cambia il suo ruolo nel tempo, così cambiano i canoni della bellezza e le icone di stile.
Nell’Antico Egitto, dove le donne erano potenti a livello sociale, l’ideale estetico era quello della figura magra e longilinea, con lunghissimi capelli neri e lisci e uno sguardo profondo messo in risalto con un trucco marcato. Nell’Antica Grecia la donna era rotonda e formosa, con fianchi e seni abbondanti. Durante il Rinascimento italiano la donna ideale era in carne, dotata di un fisico florido, con fianchi e seni grandi, che erano uno status symbol di benessere economico e ottima salute.
Come i canoni ci influenzano
Come abbiamo visto, nel corso del tempo la donna è stata sempre soggetta a dei canoni estetici. Al giorno d’oggi lo standard consiste nella donna magra, alta, con pelle liscia e uniforme, giovane e bianca. Ma come queste "bellezze ideali" influiscono sulla vita delle persone?
Nel nostro paese le donne sono molto soggette al giudizio: le italiane adulte sono quelle con meno autostima del mondo. I sondaggi indicano che 4 donne su 10 non si sentono belle, 5 su 10 pensano di non poter mostrare le loro debolezze e sentono la competizione con familiari e amici, e 7 su 10 tendono a saltare i pasti e hanno difficoltà a sostenere le proprie opinioni. Insicurezze che nel 70% dei casi portano anche alla sensazione di disagio nel sottoporsi a controlli medici.
L'autostima è un elemento fondamentale del benessere psico-sociale della persona, come valore alla base di relazioni positive con la propria immagine. Tra le cause più rilevanti della scarsa autostima troviamo una pressione sociale sempre maggiore verso ideali di perfezione irrealizzabili: in Italia il 49% delle ragazze sostiene di avvertire la pressione di dover essere sempre bella. Gli standard irraggiungibili possono causare gravi problemi all'individuo, quali disturbi alimentari, depressione, e scarsa considerazione della propria persona.
Sono soprattutto i social network ad avere una grande responsabilità sotto questo punto di vista, in quanto in molti tendono a modificare le proprio foto per risultare piè appaganti nei confronti di coloro che le guarderanno. Gli adolescenti non riescono ad amarsi perché sono influenzati da immagini ritoccate e falsi canoni di perfezione che percepiscono utilizzando i social network. Inoltre i più giovani sono molto vulnerabili, in quanto non sanno ancora come affrontare il proprio corpo e uno dei loro obiettivi è spesso quello di piacere ed essere amati dagli altri.
La colpa del marketing
Questi standard sono stati creati per un motivo: il marketing. Il consumo ha certamente avuto da guadagnare nel convincere le persone del fatto che il modello di bellezza da seguire sia quello tramandato attraverso pubblicità e società. Gli standard costringono le persone a comprare prodotti per la bellezza, cosmetici, vestiti, gioielli e così via. A volte le persone non si piacciono a tal punto da rivolgersi alla chirurgia plastica, che richiede tanto denaro ed il cui ricorso è principalmente causato dall' insicurezza.
A causa di queste convinzioni, il modo di fare pubblicità è cambiato. Si è passati da un modello informativo, che pubblicizzava prodotti di cui la gente aveva effettivamente bisogno descrivendone l’utilità, a un modello consumistico che induce il cittadino a consumare sempre di più, soprattutto beni di cui non ha bisogno ma che migliorerebbero l’estetica, sfruttando paure, desideri e insicurezze.
Tutti questi standard sono stati imposti dalla società per sminuirci e per delle strategie di commercio, ma l’amore che proviamo verso noi stessi non deve cambiare, indipendentemente da essi. Le parole sono solo parole, ciò che conta è come ci si sente col proprio corpo e con il proprio aspetto, e nessuno ha e avrà mai il diritto di giudicare seguendo dei canoni superficiali e futili.