È un primo appuntamento, il cameriere porge il conto e ci si trova ad un bivio: chi paga? Per alcune donne è indifferente, per altre farsi offrire una cena è quasi un’offesa, mentre altre ancora ne fanno oggetto di valutazione dell’uomo con cui sono uscite. È ironico che oggi una donna possa prendere posizione su cosa è, secondo lei, opportuno che un uomo faccia col proprio denaro. Questo perché, per esempio, fino a sessant’anni fa non poteva nemmeno avere il controllo sulla propria fertilità (la pillola contraccettiva fu messa in commercio negli USA solo nel 1961). Da un dubbio quotidiano e superficiale, come quello su chi debba pagare la cena, ci immergiamo in una turbolenta storia di lotta, violenza e tenacia. Una storia apparentemente conclusa ma che, in realtà, non è terminata e viene portata avanti dalle femministe odierne: in che modo?
La donna dall'Illuminismo agli anni '90
Durante l’Illuminismo, alcuni filosofi e studiosi cominciano ad aprire le porte ad un’idea della donna detentrice di diritti naturali e civili. In particolare, uno scritto emblematico del periodo è “Rivendicazione dei diritti della donna”, scritto da Mary Wollstonecraft nel 1792. Si trattava di una risposta agli intellettuali che rifiutavano l’istruzione per le donne. Per sintetizzare, possiamo definire “prima ondata femminista” il periodo che va dal XIX secolo al XX secolo. Fu caratterizzata da tre principali obiettivi: il suffragio femminile, sostenuto dal movimento delle suffragette; il diritto all’istruzione e a tutti i benefici legati ad essa; il diritto a condizioni di lavoro tollerabili.
Si apre tra il 1960 ed il 1980 la seconda ondata femminista, che si concentra su questioni quali la sessualità, la famiglia, i diritti sul lavoro e le disuguaglianze, sia dal punto di vista sociale che giuridico. In breve, inizia qui una lotta ad ogni forma di discriminazione ancora presente. È stata posta l’attenzione sulla violenza domestica, con la conseguente richiesta della possibilità di divorziare. Queste richieste, al tempo, venivano considerate scandalose. In Italia, le femministe si sono fatte valere tramite manifestazioni, soprattutto durante gli anni ‘70, in cui, oltre agli ideali della seconda ondata, si sosteneva l’eliminazione del delitto d’onore, che prevedeva la riduzione di pena per l’uomo che uccide la donna adultera.
Infine, la terza ondata negli anni ‘90, per certi versi soprendente in una società in cui, cartaceamente, uomo e donna sono sullo stesso piano. Le questioni, in questo caso, riguardano principalmente il salario differente tra uomo e donna, le molestie sul lavoro e le questioni riguardanti il corpo della donna: prostituzione e pornografia.
La diversità del femminismo
Si sono sviluppate diverse correnti femministe, come per esempio il femminismo anarchico, il femminismo culturale, il femminismo new age o il femminismo postmoderno. Inoltre, durante le diverse ondate, gli obiettivi si sono adattati al periodo storico, mantenendo però degli ideali comuni.
Il femminismo nasce come convinzione che il sesso non debba essere un fattore predeterminante che modella l’identità sociale o i diritti di una persona. Questa definizione è il filo conduttore della storia del femminismo.
Il grido di ribellione nell'arte
In passato, i mezzi i comunicazione di massa erano differenti da quelli odierni. Le donne hanno cercato di lasciare testimonianze della propria lotta tramite scritti, immagini, rappresentazioni artistiche. Nel 1913, in un periodo nel quale le richieste femministe avevano un impatto minimo sugli uomini al governo, la suffragetta Emily Davison commise un atto estremo davanti agli occhi di re Giorgio V. Durante una corsa di cavalli ad Epsom, la donna si gettò sotto al cavallo del sovrano, suscitando lo scalpore del pubblico, ma non la preoccupazione del re, che si precipitò sul cavallo ignorandola. L’impatto portò al decesso di Emily, ma divenne uno dei gesti più emblematici della lotta delle suffragette.
Un’altra celeberrima rappresentazione della tenacia delle donne nella loro lotta è rappresentata dal manifesto statunitense “We Can Do It!”. Questa famosissima immagine aveva lo scopo di sollevare l’animo delle donne in fabbrica, sostitute degli uomini al fronte durante la Seconda Guerra Mondiale. Ciò è stato visto come un emblema della forza delle donne e della loro capacità di lavorare proprio come gli uomini.
Dall'incidente di Epsom al femminismo in chat
Fortunatamente, pensando all’incidente di Epsom, o sfortunatamente, pensando a come è inteso oggi il femminismo, i social sono l’elemento di comunicazione di massa del XXI secolo. Pagine Instagram, video e immagini hanno testimoniato il boom del femminismo. Con le tre ondate femministe la discussione sembrava essere cessata, ma non è così: il dibattito è diventato più immediato. Se nel passato le immagini, gli scritti o addirittura il suicidio di una donna potevano essere ignorati, oggi la bufera mediatica coinvolge tutti.
Ciò che è difficile individuare in questa quarta ondata femminista è il fine: quali diritti o obiettivi si vogliono ottenere? Questa confusione porta alla formazione di ideali completamente distaccati dal femminismo originario. Una donna indipendente o che non desidera fare famiglia viene spesso considerata “femminista” dalla società, ma questo non significa forse riporre odio nel genere maschile? Come se la definizione di femminismo fosse “gli uomini o la famiglia rovinano le donne”. Il femminismo è contrario alla misoginia, ma anche all’odio incondizionato verso una persona in base al suo genere.
Gli stereotipi nel XXI secolo
Gli stereotipi sono ciò che accompagna il femminismo odierno, e sono dovuti alla superficialità che la velocità dei social ci lascia. Le donne cercano preminenza o uguaglianza? Una definizione di uguaglianza è “condizione di cose o persone che siano tra loro uguali, cioè abbiano le stesse qualità, gli stessi attributi”. Prendendo questa particolare definizione notiamo come si parli di un’eliminazione delle differenze, ma è questo l’obiettivo del femminismo? Il problema sono le differenze o come ci si relaziona? È un dato scientifico che uomo e donna abbiano caratteristiche diverse e, di certo, il femminismo non combatte la scienza negando la diversità. Combatte piuttosto, dalle sue origini, la non-accettazione della diversità e della varietà.
Da una voce a due
Tra diverse ondate gli obiettivi mutano e gli ideali si sviluppano. È naturale che il pensiero si adatti alle esigenze del momento, ma ciò che oggi più influisce su questo mutamento è il mezzo: i social. Da donne che cercano di farsi sentire senza una effettiva risposta si è passati ad un vero e proprio dibattito, molto più ridotto nelle prime tre ondate. Milioni di pensieri diversi e scontri sul femminismo raccolti da un’unica piattaforma su cui tutti possono comunicare tutto, ma in modo molto veloce. Questa velocità sarà un bene o un male?