L’11 febbraio è stata celebrata in tutto il mondo la sesta Giornata Internazionale per le Donne e le Ragazze, un evento speciale promosso con una risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 22 dicembre 2015. Lo scopo è quello di riconoscere il ruolo fondamentale che tante donne hanno nelle discipline scientifiche e di promuovere una maggiore partecipazione delle ragazze alla formazione e alle professioni scientifiche, eliminando i pregiudizi e gli stereotipi che rendono le carriere femminili un percorso a ostacoli.
Il gender gap nelle scuole e nelle università
Stereotipi, pregiudizi e l'idea mai superata che le bambine siano più brave nella lettura che nei calcoli, nonostante gli studi dei neuroscienziati smentiscano e anche le pagelle dicano il contrario: alle medie quasi il 40% delle ragazze ottengono un voto superiore a 9 nelle materie scientifiche rispetto al 30% dei ragazzi. Fatto sta che nel nostro paese solo il 16,5% delle giovani si laurea in facoltà scientifiche, contro il 37% dei maschi, un dato migliore della media europea ma di evidente squilibrio. Un gap che dunque nasce già nei primi anni di scuola e prosegue nel mondo del lavoro: nelle aree STEM (acronimo dall'inglese di Science, Technology, Engineering and Mathematics) solo un professore ordinario su cinque è una donna.
I rischi della pandemia e la transizione digitale
Con l'emergenza Coronavirus, la rivoluzione digitale ha avuto un'accelerazione inaspettata e precipitosa. Nei giorni del lockdown le nostre case sono diventate uffici, scuole, palestre. Blindati e connessi.
Secondo i dati diffusi da Save The Children, tra gli studenti con alto rendimento nelle materie scientifiche, solo 1 ragazza su 8 si aspetta di lavorare come ingegnere o in professioni scientifiche, a fronte di 1 su 4 tra i maschi. “Un gap che la pandemia rischia di allargare ulteriormente, privando le bambine e le ragazze della possibilità di sviluppare talenti e competenze indispensabili per costruirsi il futuro che sognano", scrive l'organizzazione, che lancia su Instagram una mobilitazione digitale. Con gli hashtag #noncivuoleunascienza #civuoleunascienziata si vogliono chiedere maggiori investimenti nell'istruzione e politiche di promozione delle pari opportunità, con il coinvolgimento di attiviste, donne e ragazze del mondo della scienza e del digitale.
Il valore delle discipline STEM e della partecipazione femminile
Nel piano presentato per l'università del post-pandemia, la Commissione UE raccomanda che le discipline STEM diventino fondamentali per guidare la doppia transizione verso un'economia verde e digitale, in un momento di rapida innovazione tecnologica. C’è bisogno di persone con competenze di alto livello e "bisogna pensare soprattutto alle ragazze", aggiunge la Commissione, con progetti per spiegare loro quante opportunità si aprano con una laurea STEM e per attrarle, sin dalle scuole, a questi studi.
Anche tra gli impegni del discorso programmatico di Mario Draghi è presente un investimento più convinto sulle lauree STEM. Il premier ha annunciato che si investirà «economicamente ma soprattutto culturalmente, perché sempre più giovani donne scelgano di formarsi negli ambiti su cui intendiamo rilanciare il Paese». Appunto quelli incarnati dalle competenze chiave «digitali, tecnologiche e ambientali». La parità di genere è infatti un argomento presente nel Recovery Plan, per investire più fondi e colmare così il gap di genere nell’istruzione, nell’occupazione e, in un’ottica più complessiva, nel capitale umano.