Il DPCM che attualmente regola le iniziative e le restrizioni per fronteggiare l'emergenza Coronavirus scadrà il 5 marzo, e il nuovo Presidente del Consiglio Mario Draghi dovrà necessariamente marginare la frattura tra la linea rigorista e quella più elastica che dividono il suo governo. Una moderazione sicuramente complessa, soprattutto in vista dell'aumento dei casi in alcune province, col Bresciano che diventa zona arancione sotto lo spettro di una terza ondata.
Nella serata di ieri il premier ha incontrato i suoi ministri e il Comitato Tecnico Scientifico, ma una decisione vera e propria dovrebbe essere presa non prima di venerdì, dopo il consueto monitoraggio settimanale.
Palestre e piscine
Nonostante un'iniziale e apparente parere positivo, gli esperti del CTS non sembrano aver preso in considerazione la riapertura delle palestre e delle piscine, nelle quali si potrebbe tornare solo con un'incidenza di non più di cinquanta casi per centomila abitanti. Si tratta di un dato estremamente basso, appartenente alla zona bianca istituita con l'ultimo DPCM firmato dal Presidente Conte. Non si esclude tuttavia che nelle prossime settimane si possa progettare la riapertura delle strutture sportive, magari con entrata scaglionata e un numero limitato di prenotazioni online, ma attualmente gli scienziati sembrerebbero indirizzati verso la cautela.
Cinema e teatri
Nella giornata di oggi il Ministro della Cultura Dario Franceschini incontrerà gli scienziati del CTS, mirando alla progettazione di un calendario per la riapertura di cinema e teatri. I lavoratori del settore sembrano disponibili ad acuire le precauzioni nel caso di eventuale riavvio delle loro attività: mascherine FFp2 obbligatorie, prenotazioni online per evitare assembramenti alla cassa e sanificazione prima di ogni spettacolo sono prese in considerazione. Tuttavia, poco lascia sperare in un via libera da parte degli esperti.
Ristoranti e locali
Sebbene difficilmente sarà concesso ai ristoranti e ai bar di rimanere aperti dopo le 18 anche in zona gialla, non è del tutto accantonata l'idea di rivedere i parametri. Ci potrebbe infatti essere un allegerimento della norma per quelle località nelle quali vi siano una bassa incidenza del virus e una situazione delle strutture sanitarie soddisfacente.
La stretta sulle zone rosse
Sembra invece sicura una maggiore stretta nelle zone rosse. Sarà impedito lasciare la propria abitazione se non per comprovate esigenze lavorative, sanitarie o particolarmente urgenti. Salta quindi la deroga delle visite ad amici e parenti. Scuole e negozi dovrebbero essere chiusi, ad eccezione di alimentari, farmacie, tabbacai ed edicole.
Cautela e desiderio di riaprire
Nonostante traspaia una generale cautela da parte del CTS e di molti dei ministri, l'ipotesi di una zona arancione nazionale è da ritenersi scartata. "Abbiamo presentato al Presidente del Consiglio i dati e i numeri" dichiara Agostino Miozzo, coordinatore del CTS, "bisogna mantenere alta la guardia, ma non abbiamo descritto una situazione di catastrofe imminente". Il leader della Lega Matteo Salvini ha auspicato l'adozione di misure mirate e non generali: "Se c'è un problema a Brescia intervieni in quella provincia, non è che fai il lockdown nazionale da Bolzano a Catania". Su questa linea, il senatore leghista ha ottenuto il supporto del Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e dei ministri Franceschini e Gelmini.