La scuola è sempre stata oggetto di dibattiti, polemiche e critiche, specialmente nell'ultimo anno, in cui la pandemia mondiale ha compromesso la salute di migliaia di cittadini e studenti. Tra le accese discussioni sul ritorno in classe e le richieste per una ripresa in sicurezza delle lezioni, una grande novità interessa il mondo della didattica: alle elementari tornano i giudizi descrittivi nelle pagelle.
Chi interessa e cosa cambia
Il 4 dicembre 2020 l'ormai ex Ministra dell'Istruzione Azzolina ha emanato un'Ordinanza in cui viene riportata la necessità di tornare all'utilizzo dei giudizi descrittivi al posto delle valutazioni in decimi. La novità riguarda i bambini dai sei ai dieci anni che frequentano la scuola primaria. Sulle pagelle non si troveranno più i voti convenzionali, ma giudizi descrittivi articolati su quattro livelli: in via di apprendimento, livello base, livello intermedio, livello avanzato.
In via di apprendimento: l’alunno porta a termine compiti solo in situazioni note e unicamente con il supporto del docente e di risorse fornite appositamente.
Livello base: l’alunno porta a termine compiti solo in situazioni note e utilizzando le risorse fornite dal docente, sia in modo autonomo ma discontinuo, sia in modo non autonomo, ma con continuità.
Livello intermedio: l’alunno porta a termine compiti in situazioni note in modo autonomo e continuo; risolve compiti in situazioni non note, utilizzando le risorse fornite dal docente o reperite altrove, anche se in modo discontinuo e non del tutto autonomo.
Livello avanzato: l’alunno porta a termine compiti in situazioni note e non note, mobilitando una varietà di risorse sia fornite dal docente, sia reperite altrove, in modo autonomo e con continuità.
I contro
A poco più di due mesi dall'emanazione dell'Ordinanza, sono ormai chiari i limiti e i vantaggi del nuovo sistema di valutazione. Alcuni, a favore dei voti in decimi, sostengono che i giudizi descrittivi siano poco comprensibili per i genitori e gli studenti stessi, e che la procedura degli scrutini verrebbe notevolmente allungata rispetto alla norma. In più viene messo in evidenza come i voti siano immediati e di semplice comprensione. Questo tipo di valutazione viene detta sommativa poiché riflette la somma dei voti accumulati dallo studente nel corso del periodo di studi.
I pro
Altri ritengono che il ritorno dei giudizi sia fondamentale per la valutazione dei bambini dai sei ai dieci anni, così da creare un dialogo tra educatori e studenti che non sia solo legato ad un voto, ma alle conoscenze apprese nel tempo e ai progressi compiuti. Ne consegue una valutazione formativa, che mette in evidenza le potenzialità e gli argomenti su cui si hanno più incertezze, senza però classificare gli alunni in una rigida tabella dove le proprie capacità e difficoltà si traducono in un numero.
In passato
Nel corso degli anni si è pensato molto a quale metodo valutativo fosse il migliore, ma certamente i giudizi non sono una novità. La prima pagella ritrovata risale al 1783 e recita "L'alunno ha raggiunto una sufficiente capacità nel leggere, nello scrivere e far di conto". Nell'Ottocento si passò ai voti prima i trentesimi e poi in sessantesimi nei primi anni del Novecento. Presto le cose cambiarono, e nel 1929 tornarono i giudizi, che rimasero in vigore fino alla fine degli anni settanta, quando vennero introdotti i voti in decimi per le scuole superiori. Infine, nel 2008 si tornò ai voti anche per i bambini di elementari e medie. La valutazione è da sempre un argomento delicato, specialmente quando si parla di bambini di soli sei anni. Tutti hanno atteso con ansia almeno una volta nella vita il voto di quella verifica che sembrava essere andata tanto male, o il giorno del rilascio delle pagelle. Per quanto questo sistema possa sembrare arretrato, è necessario quando si tratta di un sistema educativo; ma che si parli di giudizi descrittivi o voti in decimi, un numero o poche righe ci definiscono veramente?