L’Italia un Paese pieno di barriere architettoniche. Viene definita tale qualunque elemento costruttivo che impedisca, limiti o renda difficoltosi gli spostamenti o la fruizione di servizi, specialmente per le persone con limitata capacità motoria. Scale, marciapiedi inesistenti, mezzi pubblici inaccessibili, intercapedini, gradoni, negozi con gradini, uffici ai piani alti senza ascensore, luoghi pubblici irraggiungibili, strade dissestate.
A pagarne le spese, sia economiche che morali, sono sempre e solo i diversamente abili. Questa è la realtà che sono costretti a vivere. Secondo Istat sono 3,1 milioni le persone disabili in Italia, il 5,2% della popolazione italiana. L’ONU sostiene che l’Italia non è un Paese a misura di disabile. Tra le ragioni: i fondi scarsi, il clima discriminatorio e soprattutto le barriere architettoniche. La strategia europea sulla disabilità 2010-2020 proposta dalla Commissione europea interviene in alcuni settori prioritari. Tra i più importanti abbiamo l’uguaglianza, l’occupazione, la salute e l’accessibilità.
Per quest’ultima in particolare, l’obiettivo primario è rendere beni e servizi accessibili a tutti e promuovere il mercato dei dispositivi assistenziali. Malgrado tutto questo, in Italia i diversamente abili hanno ancora una vita difficile, soprattutto in termini di accessibilità. Purtroppo con il persistere delle barriere architettoniche, i disabili si sentono sempre più esclusi dalla società. E sempre più impotenti.
Il portale I Fatti News ha raccolto la testimonianza di Domenico Sommella. Ex sottoufficiale della Marina Militare Italiana, Domenico ha ricoperto la carica di vice presidente MID-Movimento Italiano Disabili ed attualmente è presidente della Rete Italiana Disabili. La sua figura, legata a molte battaglie in favore dei disabili, apre un nuovo fronte di lotta per il superamento delle diseguaglianze sociali e pone le basi affinché possano nascere nuovi sportelli territoriali indispensabili per fornire un supporto attivo alle persone con difficoltà motorie.
Com’è attualmente la situazione per le persone diversamente abili in Italia?
La questione sulle barriere architettoniche in Italia è molto triste perché abbiamo appurato, anche attraverso gli altri siti che si occupano di questa problematica che solamente ed esclusivamente il 5% di tutti i comuni italiani sono riusciti a fare il 50-70% per abbattere le barriere architettoniche.
Come fronteggiare le barriere architettoniche che si incontrano quotidianamente?
Prima bisogna abbattere le barriere architettoniche mentali di una parte della popolazione italiana. Quelle quotidiane (scale, autobus) si cerca proprio, onestamente, di evitarle; non puoi farci niente; fin quando i politici italiani si decideranno a scavalcare, o eventualmente riparare quello che c’è oggi in Italia.
Come Rete Italiana Disabili, c’è qualcosa che state facendo per migliorare le cose?
Le nostre convinzioni sono quelle di far capire alle Istituzioni che le barriere architettoniche sono tante e il loro abbattimento può migliorare anche la loro vita. Noi non guardiamo alla barriera architettonica solo come ostacolo per noi, ma è un grosso problema anche per gli anziani, per le mamme con le carrozzine dei bimbi piccoli. A volte le mamme o i nonni si vedono costretti a camminare per strada e non sui marciapiedi, o impossibilitati a entrare nei negozi a causa della presenza di scalini. Tutto questo può migliorare, bastano poche accortezze.
Vuole fare un appello alle Istituzioni?
Un appello? Li facciamo tutti i giorni. Il mio: datevi una mossa che la vita è una sola e tutti devono godere di questa vita. Non ci vuole tanto. Il costo del comune sull’abbattimento delle barriere architettoniche è solo del 10%, il restante 90 ce lo mette l’Unione Europea. Le leggi ci sono, basta solo applicarle. Detto questo, cercate di applicare le leggi.