Chiamata dal Quirinale per Mario Draghi, che risponde sì con riserva al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. ''Sono fiducioso che dal confronto con i partiti, con i gruppi parlamentari e le forze sociali emerga unità e capacità di dare una risposta responsabile". A lui il compito di formare un governo tecnico per guidare l'Italia. A confermarlo è proprio l'incontro tenutosi stamattina tra l'ex presidente della BCE e il presidente della Repubblica.
Chi è Mario Draghi?
Mario Draghi, celebre economista, banchiere e accademico, noto soprattutto per aver salvato l'Euro dalla grande crisi del 2010, è stato convocato dal presidente Mattarella in seguito all’impossibilità di trovare una maggioranza parlamentare che consentisse di sostenere un terzo governo Conte. Nato a Roma nel 1947, si laurea in economia all'università La Sapienza di Roma, sviluppando fin da subito un grande interesse per la materia, tanto che a fargli da relatore e a contribuire al suo futuro sarà proprio il noto economista Federico Caffè. Decide successivamente di conseguire un dottorato negli Stati Uniti presso l’M.I.T., una delle università più prestigiose al mondo. Durante gli anni successivi al conseguimento del dottorato si dedica principalmente all'insegnamento accademico presso alcune università italiane, tra cui le università di Trento e di Firenze. Nel 2005 gli viene conferito il titolo di governatore della Banca d'Italia con un mandato della durata di 6 anni. Durante le sue dichiarazioni pubbliche si mantiene sempre politicamente neutrale, caratteristica che favorisce la sua ascesa come presidente della BCE nel 2011, dopo aver terminato il mandato presso la Banca d'Italia. Durante questa carica assume il difficile compito di salvare l’economia dell’Unione Europea in seguito alla grande crisi finanziaria del 2008, passata alla storia anche con il nome 'crisi del debito sovrano'. Fu proprio all'interno di questo contesto che rilasciò una delle sue più celebri dichiarazioni: 'Whatever it takes', ovvero ‘A qualsiasi costo’, riferendosi alla necessità di salvare la moneta unica e superare la crisi. Successivamente a questa dichiarazione riuscì effettivamente a mettere in campo una serie di misure che condussero l'Unione fuori dalla crisi finanziara, e a fargli guadagnare internazionalmente il soprannome di “Super Mario”.
La sua voce sulla pandemia
Al termine del suo mandato, nel 2019, Draghi sembra essersi ritirato dalla scena pubblica quando, a causa dell'avvento della pandemia di Covid-19 e della conseguente crisi economica globale, sente il bisogno di pronunciarsi in merito e intervenire. Pubblica così un articolo sul Financial Times, spiegando come gli stati coinvolti avrebbero secondo lui dovuto affrontare la crisi. "La priorità non deve essere solo quella di offrire un reddito base a chi perde il lavoro. Dobbiamo evitare che ciò succeda, o emergeremo dalla crisi con una permanente riduzione occupazionale".
Le posizioni del Parlamento
Rileggendo oggi l'articolo, pubblicato nel marzo 2020, è possibile prevedere gli aspetti chiave su cui Draghi farà forza per ottenere la fiducia dal Parlamento in seguito all'incarico conferitogli dal presidente della Repubblica Mattarella.
Ottenere la fiducia dal Parlamento e avere i numeri per governare è l'oggetto di discussione più temuto delle ultime ore. Il M5S sembra non voler conferire la fiducia ad un governo tecnico. A confermarlo è proprio Vito Crimi, attuale capo politico del M5S, tramite un post su facebook in cui scrive: "Il Movimento 5 Stelle, già durante le consultazioni, aveva affermato che l'unico governo ammissibile sarebbe stato di tipo politico. Pertanto non voterà per la nascita di un governo tecnico presieduto da Mario Draghi". Al contrario sembra pensarla il segretario del PD Nicola Zingaretti, il quale afferma che il suo partito è pronto "al confronto per garantire l'affermazione del bene comune del Paese".
Il centro-destra non sembra assumere una posizione chiara riguardo un governo presieduto da Draghi, cercando piuttosto di spingere per andare al voto. A confermarlo in questo caso è Matteo Salvini, segretario della Lega, tramite i suoi profili social: "Il diritto alla salute è un diritto fondamentale che non si può barattare con il diritto di voto, essi possono andare di pari passo" rimarcando così la propria posizione e vedendo l'attuale crisi sanitaria come un pretesto per ostacolare le elezioni.