La parte antica delle città di Pompei, sepolta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C, svela nuovi e strabilianti reperti che in breve tempo hanno fatto il giro del mondo per la straordinarietà della scoperta: è infatti venuto alla luce un termopolio perfettamente conservato con interessanti dipinti e pietanze.
Il temopolio
Nell’antica Roma il thermopolium (dal greco ϑερμοπώλιον) era un luogo di ristoro in cui poter comprare pietanze calde (da thermo caldo e poleo vendo). Si presentava come un bancone in muratura con delle grosse anfore di terracotta incassate. Vicino a quello di Pompei sono stati ritrovati in precedenza una fontana, una torre piezometrica per distribuire l’acqua e una cisterna. Inoltre sono presenti 9 anfore, due fiasche, una patera (scodella utilizzata per i sacrifici) bronzea e una olla comune da mensa (recipiente in terracotta in questo caso utile per conservare il cibo). Il pavimento è rivestito in coccio pesto e in alcuni punti presenta marmi policromi.
Dipinti e pietanza
Sul fronte del bancone è rappresentata una Nereide, una ninfa marina, a cavallo risaltata da colori molto accesi e riflessa da delle anfore presenti davanti alla struttura. Oltre a questa figura ne sono presenti altri su urti i lati del termopolio e sembrano rappresentare una sorta di menù della bottega: per esempio è presente un dipinto di due anatre germane a testa in giù e all’interno di un’anfora è stato ritrovato un osso dello stesso tipo di animale; ma anche resti di suino, caprovini, pesce e lumache di terra. Su un lato del bancone è inoltre presente la raffigurazione di un grande cane al guinzaglio, come per avvertire della presenza di un cane (cave canem), che sembra essere collegato, in modo ironico, al ritrovamento di ossa di un cane di piccola statura (20-25cm alla spalla). È poi stato rinvenuto in un dolio, un contenitore per il vino, un composto di fave macinate; questo tipo di elemento , grazie ad Apicio nel De re Coquinaria, sappiamo che era utile per modificare il gusto e il colore, sbiancandolo, del vino.
Scheletri umani
Sempre in questo scavo sono stati rinvenuti, nella stanza e in particolare dietro al bancone, un numero significativo di ossa umane appartenenti a un individuo di almeno 50 anni. La prima analisi ci fa pensare che l’uomo si trovasse su un !etto o una branda, nell’angolo più interno della bottega, come testimoniano il vano per l’alloggio del giaciglio ed elementi ferrosi, dei chiodi, e residui di legno trovati sotto al corpo.
Prossime ricerche
Oltre allo scheletro precedente analizzato ne è stato trovato, ancora incompleto, un altro; infatti sarà uno dei prossimi elementi da analizzare. Le ricerche andranno ancora avanti perché gli studiosi, e anch’io, pensano ci sia ancora molto da scoprire in questa terra del mistero. Questo è anche confermato da Massimo Osanna, direttore generale del Parco Archeologico di Pompei, che ha rilasciato: “Oltre a trattarsi di un’ulteriore testimonianza della vita quotidiana a Pompei, le possibilità di analisi di questo Termopolio sono eccezionali, perché per la prima volta si è scavato un intero ambiente con metodologie e tecnologie all’avanguardia che stanno restituendo dati inediti”. E ha concluso: “All’opera è un team interdisciplinare composto da un antropologo fisico, archeologo, archeobotanico, archeozoologo, geologo, vulcanologo: alle analisi già effettuate in situ a Pompei saranno affiancate ulteriori a analisi chimiche in laboratorio per comprendere i contenuti dei dolia (contenitori in terracotta)”.