La violenza fisica e sessuale è un problema sanitario che colpisce un terzo delle donne nel mondo. Studi recenti hanno dimostrato che la forma di violenza di genere più comune, che colpisce più del 13% delle donne, viene inflitta da un partner intimo. Per paura di essere giudicate o per la mancanza di risorse economiche, molte donne non denunciano gli abusi subiti.
Codice Rosso
Diventa quindi una priorità dello Stato offrire una migliore assistenza alle donne vittime di atti di violenza. Nel luglio 2019 era già stata introdotta una legge della Repubblica Italiana, per tutelare le donne e i soggetti più deboli, vittime di violenze o di atti persecutori e maltrattamenti: il Codice Rosso. Esso decretò l'introduzione di una corsia privilegiata per le indagini e pene più severe per i reati commessi in ambito familiare o di convivenza, oltre che per i reati di violenza sessuale e atti persecutori.
La svolta
Ma una svolta fondamentale si è verificata di recente, il 12 gennaio 2021 quando la Corte Costituzionale ha varato una sentenza storica: in Italia, le vittime di violenza sessuale potranno avvalersi gratuitamente di assistenza legale. La legge è estesa a tutte le vittime di reati di violenza: a partire dai maltrattamenti in famiglia, alle mutilazioni degli organi genitali femminili, alle violenze sessuali, agli abusi su minori, agli stupri di gruppo, allo stalking e agli altri atti persecutori, alla riduzione a schiavitù, alla prostituzione minorile, alla pedopornografia, al turismo sessuale e all'adescamento di minori.
L’ammissione al gratuito patrocinio sarà quindi automatica e non più vincolata da limiti di reddito e anche le persone con un stipendi superiori a 10 mila euro avranno diritto a tale tutela, a spese dello Stato nei casi di violenza sessuale. Chi è vittima di uno dei reati descritti avrà, dunque, il diritto ad usufruire di un avvocato pagato a spese dello Stato. Non solo non sarà necessario rientrare nei limiti di reddito, ma non esisterà neanche alcun obbligo di presentare dichiarazioni sostitutive e certificazioni formali di nessun tipo. Sarà solamente necessario, da parte delle vittime, presentare richiesta di ammissione a tale patrocinio. L’obiettivo è quello di offrire un sostegno concreto alle vittime e incoraggiarle a denunciare. La decisione della Consulta e' stata giudicata, infatti, molto importante dalla commissione parlamentare sul femminicidio in quanto si tratta di un sostegno concreto, non solo materiale ma anche psicologico, per chi denuncia.
È stato dunque compiuto un ulteriore passo in avanti affinchè le donne non si sentano più sole e siano incentivate a denunciare.