L'Avvocato Alessia Sorgato, legale penalista di riferimento di centri antiviolenza, sportelli stalking e onlus dedite alla protezione di donne e bambini dal 201, ci racconta la sua carriera e riflette con noi sui pericoli del revenge porn.
Come mai ha scelto di tutelare proprio i diritti delle donne?
Io non ho scelto niente, forse è successo l'inverso: mi sono laureata in Procedura Penale in piena Mani Pulite e ho sempre desiderato intraprendere la strada dell'avvocato penalista, anche se all'epoca c'erano pochissime donne in quella specializzazione; comunque a me è andata bene, sono riuscita a trovare un dominus che ha avuto fiducia in me e, a costo di svariati sacrifici, ce l'ho fatta. Per almeno quindici anni ho difeso gli accusati e - nella stragrande maggioranza dei casi - si trattava di uomini: traffico di droga, rapine ai furgoni portavalori e nelle banche, truffe, e poi reati dei colletti bianchi: bancarotte, frodi fiscali, reati edilizi. La svolta è avvenuta quando la casa editrice Giappichelli mi ha chiesto di collaborare alla stesura del libro Staslikig e sono entrata in contatto con questo mondo. Particolarmente significativo è stato anche l'incontro con la dott.ssa Nadia Muscialini, all'epoca Direttore del Centro Antiviolenza dell'Ospedale San Carlo di Milano, denominato Soccorso Rosa. Lei mi chiese se potevo occuparmi delle "sue donne", come le chiamava e le chiama tuttora, ed io mi ritrovai sbalzata dall'altro lato della barricata e dell'Aula di Giustizia e, da avvocato dell'imputato, diventai l'avvocato delle vittime. Dopo circa 4-5 anni, e quindi almeno 100 casi trattati, arrivò Mondadori, nei panni di un'altra editor molto illuminata, la quale mi chiese un manuale di istruzioni. Così nel 2014 è uscito Giu le mani dalle donne, con cui abbiamo vinto 12 premi. Ed eccomi qui...
Perché e da quando si é deciso di considerare il revenge porn come un reato?
La Legge che lo fa assurgere a fattispecie di reato vera e propria risale al 19 luglio 2019 ed è entrata in vigore un mese dopo. Fa parte di un pacchetto normativo molto importante, noto come Codice Rosso, in cui si è messo mano un po' a tutta la materia della violenza contro i soggetti deboli, donne in primis. Questo significa che ora disponiamo di un utensile specifico da usare, ma non vuol dire che prima certi comportamenti spregevoli fossero consentiti o tollerati; semplicemente si cercava di processarli e punirli secondo le disposizioni di cui potevamo avvalerci all'epoca. L'esigenza di incasellare il revenge porn in una cornice criminosa ad hoc è stata avvertita soprattutto dopo i tragici fatti che hanno registrato alcuni suicidi tra le persone che si erano ritrovate loro malgrado oggetto di queste violenze digitali.
Che consigli darebbe ad una ragazza vittima di revenge porn?
Se fosse già "vittima", quindi se avesse saputo che sue foto o video girano in rete o in chat, il primo consiglio da dare è di procurarsi qualche informazione aggiuntiva: dove sono pubblicate? Quando sono apparse? Ci sono stati commenti? Posso ottenere gli screen shot o, meglio ancora, gli screen video? Il fatto è che spesso si sceglie come piattaforma dove diffondere questi contenuti un'area ad accesso riservato, come un gruppo chiuso su Facebook o peggio un canale Telegram, per cui serve la collaborazione di chi sia "dentro". Ecco perchè io suggerisco sempre di non arrabbiarsi con chi avvisa, anche se lo fa malamente, per esempio chiedendo altre foto o peggio, prestazioni sessuali. Molte mie giovani assistite hanno scoperto così di essere finite nei siti dedicati a queste nefandezze ma poi, rendendosi amiche di chi le aveva contattate, sono riuscite ad impietosirlo e a farsi dare quelle informazioni che altrimenti neppure gli investigatori sarebbero riusciti a ottenere. Una volta avuta qualche informazione, bisogna precipitarsi in Polizia Postale, oggi contattabile anche via mail. Trovate i link dal sito della Polizia di Stato. Se invece dovessi rivolgermi a tutte le ragazze "vittime potenziali" di revenge porn, dico di tutelarsi: non mandate vostre foto o video! Ci sono ben altri modi per dimostrare ad un ragazzo di essere attratte da lui o di fidarci di lui, questa non è la prova d'amore corretta, se mi passate un termine antiquato. Il vostro partner può essere anche la persona migliore al mondo, ma che ne sapete dei suoi compagni di scuola, dei suoi compagni di calcetto, dei suoi fratelli o persino di chiunque altro possa entrare in possesso del suo device? I telefonini si perdono e si rubano ...
È sufficiente una legge che tuteli il genere femminile sulla condivisione non consensuale di materiale intimo per arginare il problema?
La legge - e con essa giudici, avvocati e forze dell'Ordine - intervengono quando c'è un comportamento che integra reato, in questo caso, quello di cui all'articolo 612 ter; ma prima, a margine e in prevenzione, non possono nulla. Serve una corretta educazione digitale che metta in guardia chiunque dal maneggiare e soprattutto diffondere contenuti sessualmente espliciti, perchè la legge è molto dura, si rischiano anni di galera e multe salatissime e non soltanto quando, dopo aver creato o ricevuto, si pubblica, ma persino quando si cede, consegna, invia... persino quando si inoltra.
A livello giuridico è un vero e proprio reato, ma a livello sociale troppo spesso assistiamo alla colpevolizzazione della vittima, come accaduto di recente con una maestra d'asilo che è stata addirittura licenziata. Come mai questo divario? Quanto è grave che nell'opinione pubblica accada ciò?
Possiamo e dobbiamo continuare a combattere le nostre battaglie di emancipazione ed eguaglianza tra i sessi, ma dobbiamo anche farci piu furbe. Viviamo in un Paese ancora maschilista, retrogrado, sessista e bacchettone, dove un uomo senza mutande si sta divertendo ed una donna senza mutande è una poco di buono. E una mamma può andare all'asilo e dire "quella maestra a mia figlia non la deve toccare perchè mi fa schifo, ho visto come si comporta in un video"... e siccome la Direttrice deve mantenere il decoro dell'istituto, nel dubbio prende e licenzia la maestra rea di avere avuto rapporti sessuali con un infame (questa è la verità). L'opinione pubblica siamo noi, possiamo anche essere quelli che non sono d'accordo, ma le teste degli italiani sono 54 milioni; siamo certi che la maggioranza difenderebbe quella ragazza? Fatevi furbe, anzi, facciamoci furbe, perchè se c'è un reato "democratico", che può colpire tutte, ecco questo è il revenge porn. Per questo in copertina alla monografia che ho scritto per Giuffrè Francis Lefebvre ho messo una foto della mia di schiena: la mia perchè rischio io come rischiamo tutte.