Quella di parlare di emancipazione femminile è un'urgenza quanto mai attuale ma che spesso viene portata avanti in modo confusionario e poco mirato: tante battaglie femministe si rivelano superficiali e poco centrate sull'emancipazione sostanziale, e spesso vengono prese a modelle donne che di emancipato hanno ben poco. A chi ispirarsi dunque? Due nomi su tutti: Frida Kahlo e Surya Bonaly, due donne profondamente diverse ma profondamente simili nella lotta al patriarcato.
Frida Kahlo
Nata il 6 luglio 1907 a città del Messico, la nota pittrice è stata la prima nell’ambito della storia dell’arte ad aver affrontato con assoluta e inesorabile schiettezza, si potrebbe dire in modo spietato ma nel contempo pacato, quei temi che riguardano esclusivamente le donne. Durante il suo prolungato periodo di immobilità forzata nel suo letto a baldacchino con installato uno specchio sul soffitto, Frida dedicò molto tempo ai suoi autoritratti. “Dipingo me stessa perché passo molto tempo da sola e sono il soggetto che conosco meglio.” Frida morì nel 1954 all’età di 47 anni a causa di embolia polmonare, venne cremata e le sue ceneri sono conservate nella sua Casa Azul in Messico dove dopo essere rimasta vittima di un gravissimo incidente tra un tram e il veicolo sul quale lei salì uscita da scuola, passò numerosi anni bloccata a letto con gambe, braccia, vertebre, costole e piedi rotti. Ma nonostante la sua vita breve e travagliata, la pittrice messicana è riuscita a lasciarci un'immagine di sé positiva e di assoluta ammirazione; persino suo marito, dopo pochi anni dalla morte di Frida, ha voluto far conoscere il lavoro di sua moglie del quale provava molta ammirazione. Frida è stata la prima ha ritrarre attraverso la pittura i temi fondamentali che riguardavano solo le donne.
Surya Bonaly
Ex pattinatrice artistica su ghiaccio nata a Nizza ma naturalizzata statunitense nel 2003, Bonaly è stata cinque volte campionessa europea nel singolo donne negli anni Novanta. È diventata celebre per il salto mortale all’indietro chiamato anche Back Flip, vietato solo alle donne, ma eseguito da pochi pattinatori (solo uomini) in alcune esibizioni non agonistiche. La Bonaly è una delle poche donne a farlo, e l’unica atleta (uomini compresi) ad atterrarlo su un piede solo; nel 1998 a Nagano, protestò contro il divieto alle sole donne, di inserire nel disco di gara il salto mortale all’indietro, quindi decise di infrangere il regolamento eseguendolo. Ottenne l’applauso del pubblico, ma fu penalizzata pesantemente nel punteggio e obbligata a lasciare le gare agonistiche. Surya Bonaly nel 1999 si ritira definitivamente come atleta ma inizia la sua carriera di allentrice e preparatrice di giovani.
Perché simbolo di un autentico femminismo? Perché sono due donne che, in un modo o nell'altro, hanno affrontato un'esperienza traumatica e dolorosa, e - pur avendo subito un'ingiustizia - hanno lottato per superarla. Si sono fatte forza, rischiando la loro vita e carriera.