Durante la pandemia di Covid-19 che ha afflitto il nostro paese e il mondo, i giovani oltre ad essere stati penalizzati dai disagi a essa collegati, spesso sono stati anche colpevolizzati della situazione. Sono quelli che aumentano i contagi, quelli che se ne fregano. In questo articolo ripreso da "Il Foglio", l'analisi intrapresa sembra dimostrare quanto invece i giovani di oggi rappresentino una garanzia per il nostro futuro, facendo tutto tranne che "fregarsene".
L'indagine sulla Gen Z
Nell’articolo “Ripartiamo dai ventenni” di Simonetta Sciandivasci, riportato sulla prima pagina de “Il Foglio”, troviamo un’indagine sulla cosiddetta generazione dei “millenial”. Più precisamente dei nuovi millenial, i ventenni di oggi, la Generazione Z. Un’indagine dal risvolto positivo, che vede i giovani di oggi impegnati nello studio, nel perseguimento dei propri sogni, nel lavoro, anche quello su sé stessi.
“Il 70 percento di loro, da adolescente, ha fatto l’insegnante privato, il creator, il commerciante; il 12 percento di loro ha fatto il cameriere”. Così l’articolo cita i dati della Harvard Business Review riferito ai giovani degli Stati Uniti, che paragonati ai giovani italiani vivono un’adolescenza più fondata sullo spirito del lavoro. Nonostante però in Italia i ragazzi “vivano un’adolescenza più lunga e detassata” sono sempre più raramente degli scansafatiche. Si danno da fare, cercano, creano, non gli piace perdere tempo. La Gen Z studia e legge di più, ha pochi problemi di bullismo, più soddisfazione in sé stessa. Movida, alchool e droghe vanno sempre meno di moda, è l’ambizione che conta, l’impegno, anche quello politico e sociale. Tutto questo, prima del Covid. La pandemia ha fatto in modo che “agli Zeta accadesse quello che era accaduto prima di loro ai millenial, ovvero che il loro ingresso nel mondo del lavoro coincidesse con una crisi mondiale senza precedenti”.
Gli Zeta hanno però un’arma in più. Sono nati con tablet e telefono in mano, sanno come usarli, come renderli i protagonisti del loro successo. Possono creare, lavorare, studiare, senza mai il bisogno di uscire di casa.