Il rischio di un secondo lockdown è ormai dietro la porta e - oltre alle conseguenze economiche - temo quelle psicologiche. Sarà brutto non poter stare con il proprio ragazzo, vedere gli amici, assaporare l’aria aperta che eravamo riusciti a “riconquistarci” dopo mesi chiusi in casa. Paura: questo è il sentimento che proverei, la stessa orribile emozione che ho provato la prima volta che siamo stati costretti a recluderci in casa. Quell’emozione, che insieme alla speranza, ha tenuto insieme il nostro Paese. Non posso sapere come mi sentirei, ma so quello che ho provato durante il primo isolamento...
Adolescenza in pausa
Durante i mesi costretta in casa mi sono posta una domanda: Come mi sento? Hai presente gli uccelli, chiusi in una gabbia? Proprio in quel modo. La voglia irrefrenabile di voler uscire, vedere i colori da dietro quelle sbarre che ti impediscono di vivere la tua vita. Siamo come quegli uccelli, desiderosi di volare alto, sotto il calore del sole splendente. Vogliamo uscire, sentire il vento che ci spettina i capelli, il freddo dell'inverno che si avvicina e si sente pungente sulla pelle. La nostra adolescenza è stata messa in pausa, un po’ come si fa con i film; proprio in quel modo. Relegati in casa, e viverci gli uni con gli altri attraverso uno schermo. Affrontare le nostre emozioni senza nessun contatto fisico, senza l’abbraccio dell’amica o senza il bacio confortante dei nonni sulla fronte... Ho voglia di andare via dalla mia testa, scappare. Qui ci sono troppi pensieri che mi asfissiano l'anima. E mi sento proprio in gabbia, eppure la speranza di spiccare il volo non mi abbandona. Mi chiedo se ricorderò come si fa quando sarà il momento di volare. È incredibile come i brutti periodi non passino mai, li vedi arrivare e starsene li, seduti, con una tazza di tè in mano. E tu resti ad aspettare che vadano, prima o poi, via da soli. Ma passa il tempo e rimangono là. Passa il tempo e rimani là. Passa il tempo e non passa mai, realmente, nulla. Questo periodo passerà. E staremo davvero bene. Dobbiamo solo avere un po’ di pazienza, e molta forza.
Supereremo tutto
L'unico modo per superare tutto, però, è cercare di avere un atteggiamento positivo, ripeterci che presto riprenderemo in mano la nostra vita e torneremo ad essere i soliti ragazzi pensierosi per le verifiche in classe, gioiosi per le uscite con gli amici. Siamo quei giovani che popolano le strade con la musica e che infastidiscono gli anziani del quartiere. Quei ragazzi che si riuniscono per guardare i giochi di colori che si formano nel cielo al tramontar del sole. Torneremo a fare quei viaggi pieni di corse, risate, pianti fatti davanti a film stupidi. Siamo gli stessi ragazzi che per colpa della società stessa in cui viviamo, gridiamo a squarciagola al mondo senza che nessuno, però, ci ascolti. Siamo quei ragazzi che dicono di essere stanchi delle proprie vite, delle persone, dei pensieri, delle promesse fatte e non mantenute, dei baci non ricambiati, delle insicurezze da cui non riusciamo a liberarsi, dei sorrisi falsi che circondano le nostre intere giornate. Ma ciò nonostante, usciremo da questa gabbia e voleremo alti, tra le nuvole che ci offuscano la mente, e il vento che ci condurrà dovunque noi vorremo. Perché questo siamo noi: ragazzi che, nonostante tutto, hanno voglia di vivere! Riprenderemo in mano la nostra esistenza, schiacceremo “play” per far ripartire il film delle nostre vite, per riempirle di colori, di musiche, di VITA!
Ti auguro...
Durante la prima quarantena, ho fatto un giro tra i pensieri ed ho scritto una cosa sul taccuino: “Ti auguro di farti trascinare dai rimpianti ed abbandonarti ai ricordi. Di stare male per qualcosa che non hai fatto e per qualcosa che non hai avuto. Ti auguro però di risvegliarti dai ricordi e trovare la forza di conquistarli e farli tuoi. Fino a quando avrai quella forza, potrai considerarti viva. Ti auguro di essere viva, per sempre”. Credo che questo sia un pensiero che dovrebbe essere condiviso, penso che tutti dovrebbero cogitarlo, perché noi siamo quella generazione che, nonostante dica sempre il contrario, ha voglia di sentirsi viva, vuole potersi esprimere a proprio modo: suonando, ballando, facendo arte; e non è forse questo che bisognerebbe elogiare? La voglia di creare, il nostro modo di sognare. Questo ci viene “vietato” al momento, la possibilità di essere noi stessi, la possibilità di fare ciò che ci dà gioia. D’altro canto, però, questo ci fa capire cosa significa il valore delle parole “amicizia”, “amore”, e, più importante, “FAMIGLIA”. A causa di questa situazione ho capito che il dolore non si sceglie. Succede. Bisogna accettarlo in tutte le sue sfumature, il dolore fa crescere. Il dolore ci rende umani. Il dolore fa paura, ma beato chi è riuscito a sconfiggerlo passandoci sopra. Il virus, le persone che si trovano ai vertici ci hanno privati dell’essenza della collettività, ma ce la riprenderemo, rendendola più solida di quel che era!